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“Il sesso degli angeli”, quattordicesimo film di Leonardo Pieraccioni, arriva a 4 anni di distanza da “Se son rose”(2018), che all’epoca non brillò al botteghino come i suoi film precedenti. Adesso, il regista fiorentino ci riprova, portando nelle sale una ventata di allegria e spensieratezza dopo due anni di pandemia, grazie alla sceneggiatura scritta a quattro mani con Filippo Bologna e un cast che vede in prima film Sabrina Ferilli, Marcello Fonte e Massimo Ceccherini.

LA TRAMA

Un'eredità insolita

Pieraccioni è nei panni di Don Simone, un prete di frontiera, con una chiesetta sempre in difficoltà e mai frequentata dai ragazzi che preferiscono, piuttosto, lo “stare insieme” dei social. Finalmente Don Simone riceve una fantastica notizia: l’eccentrico zio Waldemaro (Massimo Ceccherini) gli ha lasciato in eredità un’avviatissima attività in Svizzera che potrà risollevare le sorti economiche del suo oratorio sempre deserto. Ma arrivato a Lugano, col suo fidato sagrestano Giacinto (Marcello Fonte), il prete scopre di aver ereditato un bordello, capitanato dalla bella maitresse Lena (Sabrina Ferilli).

La recensione del film di Pieraccioni, Il sesso degli Angeli
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Info
Anno 2022
Durata 91 min
Regia Leonardo Pieraccioni

 

Cast

Sabrina Ferilli: Lena
Eva Moore: Ameriga
Leonardo Pieraccioni: don Simone
Marcello Fonte: Giacinto
Massimo Ceccherini: zio Waldemaro

LA RECENSIONE

Una commedia degli equivoci troppo moralista

Con questa 14esima prova alla regia, Pieraccioni lascia il personaggio del bambinone un po’ sprovveduto in cerca dell’amore vero e del latin lover fiorentino che ne passa di tutti i colori facendo una virata verso tematiche diverse e sempre attuali. Ne “Il sesso degli angeli” costruisce la classica commedia degli equivoci basata soprattutto sullo scontro eterno tra religione e sessualità, quindi tra sacro e profano ma si affrontano anche i temi della riapertura delle case chiuse, del matrimonio per i preti, mettendo alla berlina l’ipocrisia, le tentazioni nascoste e le varie contraddizioni dell’animo umano di fronte a questo millenario conflitto. Almeno questo era l’intento. Il regista, infatti, sembra incartarsi dopo 30 minuti di film, abbondando con inquadrature sui corpi delle attrici che fanno da satellite alla maitresse Ferilli. Puntando al compiacimento degli spettatori di sesso maschile si tende, in generale, a svilire l’immagine della donna, facendo un salto indietro alla commedia sexy all’italiana, ma non solo. Don Simone aspira alla loro “redenzione” e, quindi, non fa altro che mettere il peso da 90 alla situazione, diventando troppo moralista, al di là del fatto che l’attività delle ragazze è legalmente riconosciuta in Svizzera. In poche parole, l’intenzione di sdoganare alcune tematiche e comportamenti, burlarsi del politically correct si sono rivelati dei veri e propri boomerang che hanno sortito l’effetto opposto.

IN CONCLUSIONE

Un tentativo di evoluzione mancato

È vero che stiamo sempre parlando di una commedia scacciapensieri e che l’impronta di Pieraccioni resta comunque inconfondibile, in un certo senso familiare. Infatti, lo scontro tra i due mondi da vita a siparietti divertenti, più che altro affidati al bravissimo Marcello Fonte (“Dogman”) nei panni del sagrestano Giacinto, e a quella alla caciarona Ferilli, veri toccasana dell’intera pellicola, ma questo non basta a risollevare le sorti di 90 minuti di film che, seppur pochi, sembrano durare un’eternità. Dispiace dire anche che la sceneggiatura sembra essere stata scritta in fretta e furia, arrivando ad un finale alquanto scontato. In conclusione, l’evoluzione e il cambiamento di Pieraccioni non sono da ricercare in questo film, forse nel prossimo. 

Il voto di Cinefily

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