I dinosauri di Jurassic World – La rinascita ( Jurassic World Rebirth) stanno per invadere le nostre sale per la gioia dei fan. Diretta da Gareth Edwards, la pellicola è il sequel stand-alone di Jurassic World – Il dominio (2022) e il settimo film del franchise di Jurassic Park. Cast nuovo composto da Scarlett Johansson (Zora Bennett), Mahershala Ali (Duncan Kincaid), Jonathan Bailey (Dott. Henry Loomis), Rupert Friend (Martin Krebs) e Manuel Garcia-Rulfo e un trailer mozzafiato hanno portato l’hype a livelli estremi. Noi l’abbiamo visto per voi cinefili e di seguito trovate la recensione senza spoiler.
LA TRAMA
L'intreccio tra scienza, sopravvivenza e scoperta
Cinque anni dopo gli eventi di Jurassic World: Il Dominio, il mondo ha smesso di cercare di convivere con i dinosauri. Le poche creature sopravvissute si rifugiano in un arcipelago equatoriale, dove il clima ricorda quello della loro epoca. Un’azienda farmaceutica, la ParkerGenix, organizza una missione segreta per recuperare materiale genetico da tre esemplari colossali: il marino Mosasaurus, il terrestre Titanosaurus e l’aereo Quetzalcoatlus. La squadra è guidata da Zora Bennett (Scarlett Johansson), ex agente delle forze speciali, affiancata dal paleontologo idealista Dr. Henry Loomis (Jonathan Bailey) e dal navigatore esperto Duncan Kincaid (Mahershala Ali). Durante la spedizione, il gruppo incrocia una famiglia naufragata sull’isola, dando vita a un intreccio tra scienza, sopravvivenza e scoperta.
INFO & CAST
Durata 133 min
Regia Gareth Edwards
Cast
Scarlett Johansson: Zora Bennett
Mahershala Ali: Duncan Kincaid
Jonathan Bailey: Dott. Henry Loomis
Rupert Friend: Martin Krebs
Audrina Miranda: Isabella Delgado
LA RECENSIONE
Un ponte tra il caos della natura e l'etica umana
Gareth Edwards, dopo il controverso epilogo della trilogia precedente, è riuscito a riportare il franchise alle sue radici con un reboot spirituale che mescola avventura, tensione e riflessione etica. La Rinascita del titolo, dunque, non è solo un nuovo capitolo ma quasi una dichiarazione d’intenti, un ritorno alla meraviglia e al terrore che hanno reso il primo Jurassic Park un cult. Il regista gira in pellicola 35mm, limitando la CGI e privilegiando location reali. Il risultato è un film visivamente potentissimo, con sequenze che omaggiano altri grandi cult del cinema come Lo Squalo, King Kong, Predator e lo stesso Jurassic Park. La scena dell’attacco del Mosasaurus al largo dell’isola è da antologia, così come il rituale di corteggiamento dei Titanosauri, che restituisce dignità e poesia ai giganti preistorici. Zora Bennett, interpretata con intensità da Scarlett Johansson, è il cuore pulsante del film. E’ una protagonista coraggiosa, una figura complessa, modellata dalle sue ferite e dalle sue scelte. Con Henry Loomis (Bailey) sviluppa un legame complesso: lui vede in lei una donna ferita, lei lo considera troppo idealista. Il loro rapporto cresce nel rispetto e culmina in un’intesa silenziosa. La piccola Isabella (Audrina Miranda) è il catalizzatore emotivo per Zora. La bambina le ricorda sua sorella minore, morta in giovane età. Questo parallelismo la porta ad aprirsi emotivamente e a mettere in discussione i suoi limiti. Il confronto con Martin Krebs (Rupert Friend), il dirigente cinico della ParkerGenix, è il suo opposto morale. Zora lo sfida più volte, culminando in una scelta drammatica che cambia le sorti della missione. Gareth Edwards la usa come ponte tra il caos della natura e l’etica umana.
Nuove creature per un reboot che riscrive tutto
Grazie alla sceneggiatura di David Koepp, Jurassic World: La Rinascita risulta essere un’avventura d’altri tempi, che riesce a emozionare, spaventare e far riflettere. Non è la pellicola perfetta, ma è il capitolo più maturo e consapevole della saga dai tempi de Il Mondo Perduto. Un reboot che guarda al futuro con rispetto per il passato. Oltre ai classici T-Rex e Velociraptor, il film introduce nuove specie e ibridi che vi stupiranno, tra cui, il Distortus Rex, un abominio genetico con sei arti e la testa deformata, nato da esperimenti illegali e che incarna il lato oscuro della manipolazione scientifica; i Mutadon, creature volanti ibride tra raptor e pterosauri, agili e letali e l’Aquilops, un piccolo dinosauro erbivoro, che diventa il simbolo dell’innocenza perduta. La piccola Isabella lo battezza “Dolores”. Tutti questi dinosauri, e gli altri animali preistorici, sono stati realizzati attraverso una combinazione di animatronici e immagini generate al computer. Lo zampino geniale dell’Industrial Light & Magic c’è e si vede.
IN CONCLUSIONE
Il pluripremiato Alexandre Desplat firma una partitura che fonde temi originali con le iconiche note di John Williams. Il maestro ha registrato la colonna sonora con un'orchestra composta da 105 musicisti e 60 coristi presso gli Abbey Road Studios di Londra e il risultato è un accompagnamento emotivo che amplifica tensione e stupore, soprattutto nei momenti di scoperta e pericolo. La fotografia di John Mathieson è semplicemente da Oscar, così come le scenografie di James Clyne, maestose ed epiche nella loro complessità. Insomma, in 133 minuti ci siamo sentiti catapultati in questo nuovo mondo che Edwards ha deciso di regalarci e speriamo che continui con altri film perché siamo curiosissimi di sapere come svilupperà l’enorme quantità di carne al fuoco di questo capitolo.
Il voto di Cinefily