L’attesissimo “Amsterdam”, il nuovo film del pluripremiato David O. Russell (“The Fighter”, “Il lato positivo”, “American Hustle – L’apparenza inganna”) è finalmente al cinema. La pellicola arriva a sette anni di distanza dal biopic “Joy” con Jennifer Lawrence. Stavolta, il regista ci porta negli anni ’30 e segue la storia di tre amici che assistono ad un omicidio, diventando anch’essi sospettati. Dietro a tutto ciò, però, c’è uno dei più grandi complotti d’America. Nel cast ancora la Lawrence con Christian Bale, Margot Robbie, Chris Rock e tante altre star. Il film è nelle sale dal 27 ottobre.
LA TRAMA
Tre amici - un medico, un'infermiera e un avvocato - diventano i primi sospettati di un'indagine su un omicidio.
I protagonisti del film sono il dottor Burt Berendsen (Christian Bale) e l’avvocato Harold Woodman (John David Washington), due migliori amici che lavorano a New York ma che si conoscono dai tempi della Prima guerra mondiale, dove hanno combattuto assieme. Proprio durante il conflitto in Europa, nel 1918, conoscono l’infermiera Valerie Voze (Margot Robbie), che li cura quando stanno molto male. I tre si trasferiscono ad Amsterdam, dove vivono insieme e diventano amici intimi fino a quando Burt torna a New York per stare con sua moglie. Anche Harold, che si è innamorato di Valerie e ha iniziato una relazione con lei, parte per andare a New York e realizzare le proprie aspirazioni di diventare, appunto, un avvocato. La narrazione si sposta a 15 anni dopo. Harold chiede a Burt di eseguire un’autopsia su Bill Meekins, ex comandante del loro reggimento durante la guerra, per volere della figlia Liz (Taylor Swift), che crede che sia stato assassinato. I due amici, però saranno incastrati da un sicario e sospettati dell’omicidio di Meekins. Insieme ritroveranno Valerie e – mentre indagano – scopriranno cose assurde e dovranno salvarsi dalla prigione, facendo leva sul generale Gilbert Dillenbeck (Robert De Niro) per sventare (con ingegno) la cospirazione che li vorrebbe morti. Dietro a tutto ciò, però, c’è molto di più.
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INFO & CAST
Durata 134 min
Regia David O. Russell
Cast
Christian Bale: Burt Berendsen
Margot Robbie: Valerie Voze
John David Washington: Harold Woodman
Chris Rock: Milton King
Anya Taylor-Joy: Libby Voze
Zoe Saldana: Irma St. Clair
LA RECENSIONE
Un mosaico che perde pezzi ed è difficile da ricomporre
Dimenticate il David O. Russell che avete conosciuto finora. “Amsterdam” è un prodotto caleidoscopico, che mixa giallo, commedia e fatti realmente accaduti (Il “Business Plot”, cioè il tentativo, nel 1933, di organizzare un colpo di stato per rovesciare la presidenza dell’allora presidente Franklin D. Roosevelt) in un turbine che, inizialmente è molto piacevole, ma che poi dopo la prima ora inizia a diventare confuso e frammentario. Diciamo che, l’idea di fondo di raccontare un rapporto di amicizia, amore e solidarietà, superando varie barriere e pregiudizi, è molto accattivante e ben strutturato, anche e soprattutto grazie al cast al fulmicotone schierato in campo (Bale su tutti). I personaggi sono tutti un po’ strambi e folli e quelli principali sono ben delineati ma, man mano che il “giallo” si apre e coinvolge altre persone, allora il fulcro principale si spacca come un mosaico che perde pezzi ed è difficile da ricomporre.
IN CONCLUSIONE
Troppe sottotrame, troppi personaggi e l’implosione è servita
Christian Bale, John David Washington, Margot Robbie, Chris Rock, Taylor Swift (in un breve cameo), Zoe Saldana, Anya Taylor-Joy, Robert De Niro, e Rami Malek non bastano a tenere su una struttura narrativa troppo complessa e sfaccettata, che all’improvviso perde l’equilibrio. Il ricordo di Amsterdam come luogo di felicità, dove i tre hanno vissuto intensamente e dove si sono sentiti liberi veramente si mescola alla guerra che fa sempre da sfondo, all’omicidio di cui sono sospettati e al tentativo di colpo di stato, davvero troppa carne al fuoco per non implodere. Con il cast, si salvano anche tutta la squadra tecnica – la fotografia magistrale di Emmanuel Lubezki, il montaggio miracoloso di Jay Cassidy, le musiche straordinarie di Daniel Pemberton, le scenografie di Patricia Cuccia e Erin Fote e i costumi di Albert Wolsky e J.R. Hawbaker – e il tocco magico e inconfondibile dietro la macchina da presa di David O. Russell, che insiste e si sofferma sui primi piani e sui gesti, sulle smorfie e sulle parole pronunciate dagli attori (il regista è anche autore della sceneggiatura). Tutto ciò, però, non basta ad evitare i “nodi”, le sottotrame che restano aperte e le didascalie, le spiegazioni inevitabili mentre ci si avvicina al finale per riportare l’ordine e farci arrivare a digerire le 2 ore e 15 di durata, veramente troppe. O. Russell per il momento non è bocciato, ma solamente rimandato.
Il voto di Cinefily