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Finalmente, a due anni di distanza dal suo “Tre piani”(2021), Nanni Moretti è tornato sul grande schermo con il suo 14esimo lungometraggio da regista. Prodotto dalla Sacher Film e da Fandango, il titolo del film è “Il sol dell’avvenire” ed è pronto a fare la felicità di tutti i suoi estimatori. Noi l’abbiamo visto e proveremo a non svelarvi troppi dettagli sulla trama, finora tenuta “nascosta”, ma che è un po' la summa di tutte le tematiche e i concetti espressi nei suoi film più famosi. Nel cast, ci sono Mathieu Amalric, Barbora Bobulova, Margherita Bobulova, Silvio Orlandi e tanti altri bravissimi attori, nonché grandi amici di Moretti. Dopo aver letto la recensione, correte al cinema perché ne vale veramente la pena.

https://www.youtube.com/watch?v=Tj2SzXLyADw
LA TRAMA

Il protagonista è Giovanni (Nanni Moretti), un regista che sta girando un film ambientato nel 1956, quindi proprio nel pieno dell’invasione russa in Ungheria.

Protagonista maschile di questa pellicola è Ennio (Silvio Orlando, giornalista de L’Unità, animatore di una sezione del Pci al Quarticciolo. E poi c’è Vera (Barbora Bobulova) una sarta e attivista dello stesso circolo. In quel periodo, la sezione romana ospita il circo ungherese Budavari e naturalmente Ennio e Vera si trovano a dover esporsi riguardo ai fatti di Ungheria. Intanto Giovanni va avanti tra mille difficoltà e già pensa ad un altro progetto da portare sul grande schermo, cioè un film incentrato su una grande storia d’amore tra due giovani, con una colonna sonora piena di canzoni italiane degli anni ’60. E la vita privata? Beh, quella va molto peggio perché Paola (Margherita Buy), moglie di Giovanni e sua produttrice, vuole lasciarlo mentre la loro figlia, Emma (Valentina Romani) sta con un uomo molto più grande di lei.

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INFO & CAST
Anno 2023
Durata 95 min
Regia Nanni Moretti

 

Cast
Nanni Moretti: Giovanni
Margherita Buy: Paola
Silvio Orlando: Ennio Mastrogiovanni
Barbora Bobulova: Vera
Mathieu Amalric: Pierre

LA RECENSIONE

Il sol dell’avvenire: un imperdibile mosaico di tematiche e concetti morettiani che aspettavamo da tempo

Solo dopo aver visto “Il sol dell’avvenire” possiamo capire veramente perché Nanni Moretti aveva deciso di tenerne nascosta la trama. Perché la pellicola è molto difficile da incasellare e raccontarne la trama è riduttivo, si finisce con sminuirne l’immenso lavoro che c’è dietro, che sia quello della sceneggiatura (opera di Moretti con Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella) o quello attoriale. “Il sol dell’avvenire” è  cinema nel cinema, un collage, un mosaico, un puzzle di tutte le tematiche, i concetti, le ideologie dei maggiori cult morettiani, da “Ecce Bombo”(1978), “Sogni d’oro”(1981), “Palombella rossa”(1989), “Aprile”(1998) fino a “Mia madre”(2015) ed è per questo che è impossibile non andare a vederlo perché è quello che tutti i suoi estimatori (e non), forse non si aspettavano.

Recensione di Il sol dell’avvenire

Autocitazioni e stoccate alla modernità

Moretti offre al suo pubblico un lavoro certosino fatto di (auto)citazioni, rimandi alla sua passione per i dolci, la vespa sostituita col monopattino, il ricordo della mamma, i rapporti familiari sempre difficili, un monologo surreale (e lunghetto!) sulle scarpe, inserendo le sue idee, sociali e naturalmente politiche, ma anche facendo una disquisizione sul cinema tremendamente interessante, che sembra quasi un testamento o un commiato. Cosa che speriamo non avvenga mai, ovviamente. Moretti lancia stoccate (neanche troppo velate, anzi) a Netflix, al nuovo modo di fare cinema, ai cambiamenti in atto nel suo mondo e in quello circostante, e lo fa con un mix di curiosità, stupore e inorridimento ma sempre alla sua straordinaria e inimitabile maniera, tesa ad imporre la propria identità in tutto quello che si fa, senza mai svilirla o svenderla.

IN CONCLUSIONE

Buy e Orlando, garanzia di talento e grandi amici fidati

Margherita Buy, al suo quinto film con Moretti, ormai lo conosce bene ed è per lui una garanzia, un porto sicuro dove poter ritrovare talento e fiducia ogni volta che la chiama per una nuova collaborazione. Lo stesso accade con Silvio Orlando, ritrovato a 17 anni dal premiatissimo “Il caimano”, e che qui non è difficile individuare come suo alter ego, bravissimo nel ruolo di Ennio che Moretti gli ha cesellato addosso e che meriterebbe diversi premi. Tutti sono bravi (menzione speciale per Mathieu Amalric, eclettico finanziatore che vi stupirà in positivo) incluso il comparto “tecnico” ed è impossibile non citare il montaggio di Clelio Benevento, la fotografia del fidato Michele D’Attanasio, le straordinarie musiche di Franco Piersanti e le scenografie e i costumi, rispettivamente curati da Alessandro Vannucci e Silvia Segoloni.

Il voto di Cinefily

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