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Blonde arriva in concorso a Venezia79 accompagnata da una standing ovation di ben 14 minuti. Il mito di Marylin Monroe vive nel lungometraggio di Andrew Dominik, che torna dietro la macchina da presa dopo oltre 10 anni e porta uno stile visivo inebriante e uno sguardo voyeuristico all'omonimo romanzo biografico scritto da Joyce Carol Oates (oltre 700 pagine). Blonde è la storia di Marilyn: da figlia indesiderata a icona desiderata da milioni di persone, un trattato sull'essere celebrità e sul sex symbol.

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LA TRAMA

Marilyn era una donna profondamente traumatizzata con una forte spaccatura tra identità pubblica e privata

Norma Jeane Mortenson, dopo un’infanzia da incubo vissuta con la madre, diventa una delle attrici più popolari di Hollywood tra gli anni ’50 e i primi ’60. Tutto il mondo la consacrerà con il suo nome d’arte: “Marilyn Monroe“. Tuttavia dietro al successo da star c’è un qualcosa di oscuro e profondo che cresce inesorabilmente, le sue apparizioni sullo schermo sono totalmente in contrasto con i problemi d’amore prima e di tossicodipendenza poi che minano la sua vita privata. Blonde è il risultato del lavoro decennale di Andrew Dominik, regista e sceneggiatore del film, che si è impegnato nella stesura dell’adattamento cinematografico del romanzo Blonde di Joyce Carol Oates già dal 2010. Il film è prodotto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt, Dede Gardner e Jeremy Kleiner.

Recensione di Blonde: Ana de Armas è Marilyn Monroe
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INFO & CAST
Anno 2022
Durata 166 min
Regia Andrew Dominik

 

Cast

Ana de Armas: Marilyn Monroe / Norma Jeane Mortenson
Adrien Brody: Arthur Miller
Bobby Cannavale: Joe DiMaggio
Julianne Nicholson: Gladys Pearl Baker

LA RECENSIONE

La finzione diventa realtà

Ogni biopic che si rispetti ha il compito di accompagnare lo spettatore a scoprire la vera identità del soggetto di cui si racconta. E il Blonde di Andrew Dominik dedicato a Marilyn Monroe, compie esattamente questo percorso presentando una fusione di realtà e finzione. Non si viene a creare una fotocopia oggettiva del suo soggetto; non è possibile trasmettere in modo completo ogni aspetto della vita di qualcuno. Devono essere fatte delle scelte.

In “Blonde”, intravediamo la catastrofica infanzia di Norma Jeane, la vediamo girare alcune delle scene chiave dei suoi film o la ammiriamo durante una delle tante premiere di Hollywood (dove i flash sul tappeto rosso suonano come pistole). La vediamo accendersi come Marilyn, eccitarsi a intermittenza, per poi cadere nel baratro e vederla intrappolata in un vortice di droghe, pettegolezzi, odio e contratti ingiusti, bagliori di gravidanze mai portate a termine e relazioni con uomini (su tutti Joe DiMaggio, Arthur Miller e JFK) che diventano, per Marilyn, un viaggio disfunzionale di vita.

Il film si concentra molto sul rapporto di Norma con se stessa e con un altro tipo di persona, Marilyn, che è al tempo stesso la sua corazza ma anche la cosa che minaccia di consumarla, e lo fa, lentamente lo fa. Il ritratto di Monroe che questo film ci dona è la raffigurazione di una bambina perduta, che chiama ripetutamente i suoi amanti “daddy” e reagisce a quasi ogni nuovo momento d’arresto con lo stesso ingenuo broncio.

Recensione di Blonde: Ana de Armas è Marilyn Monroe

La performance di Ana de Armas è potente e piena di intensità

Ana de Armas ha donato tutta se stessa a Marilyn, dalle ore al trucco, agli sforzi per nascondere l’accento cubano. L’attrice è riuscita a cogliere l’essenza di Marilyn, e scena dopo scena le ha donato una nuova vita. Tutte le sequenze del film sono ispirate a immagini realmente esistenti che nascondevano un processo di analisi interiore sulle sensazioni provate dalla vera Norma Jean in quel dato momento. Un lavoro incredibile ed essenziale per raccontare il lato umano della sua storia. La notorietà è quello che ha reso Marilyn il MITO ma anche quello che ha reso Norma Jean la persona più invisibile del pianeta.

IN CONCLUSIONE

Marilyn non era una vera bionda. Non era (o forse non del tutto) l'angelica pinup che abbiamo ammirato sullo schermo. Eppure "Blonde", con tutti i difetti del caso, rivela come il mito di Marilyn Monroe sia stato costruito su ciò che era dentro di lei: un trauma così intenso che l'ha trasformata nella più grande immagine della bellezza del 20° secolo. Il film ci lascia con una sensazione straziante in cui scompare il senso della vita: dove il mondo ha visto una dea, lei ha visto solo il vuoto.

Il voto di Cinefily

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