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Finalmente, dopo tantissima attesa, “Ferrari”, di Michael Mann, è disponibile nelle sale italiane. La pellicola è l’adattamento per il grande schermo della biografia, del 1991, “Enzo Ferrari: The Man and the Machine”, scritta da Brock Yates, e racconta l’intensa e drammatica storia dell’imprenditore italiano di auto sportive Enzo Ferrari, interpretato dal fantastico Adam Driver, in odore di nomination agli Oscar. Prima di andare al cinema, leggete la nostra recensione senza spoiler.

https://www.youtube.com/watch?v=3GdQBLOw0TY&t=2s&ab_channel=01Distribution
LA TRAMA

È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari (Adam Driver) è in crisi.

La bancarotta minaccia la fabbrica che lui e sua moglie Laura (Penelope Cruz) avevano costruito dal nulla dieci anni prima. Il loro instabile matrimonio è stato messo a dura prova dalla perdita del figlio Dino un anno prima. Ferrari fatica a riconoscere il figlio Piero avuto da Lina Lardi. Nel frattempo, la passione per la vittoria dei suoi piloti li spinge al limite mentre si lanciano nella pericolosa corsa attraverso l’Italia, la Mille Miglia.

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INFO & CAST
Anno 2023
Durata 130 min
Regia Michael Mann

 

Cast
Adam DriverEnzo Ferrari
Penélope Cruz: Laura Ferrari
Shailene Woodley: Lina Lardi
Patrick DempseyPiero Taruffi

LA RECENSIONE

“Ferrari”, dramma personale e sportivo di una leggenda italiana che l’Academy non deve ignorare

Dramma personale e dramma sportivo. Per il leggendario Enzo Ferrari sono facce della stessa medaglia ma la sua voglia voglia di vincere e la sua dedizione alla sua passione/lavoro avranno la meglio su tutto. La vita di Ferrari è già di suo grandiosa e spettacolare, ma Michael Mann la rende epica grazie all’interpretazione di un fantastico Adam Driver (Academy, per favore, non dormire!) e all’inumana fotografia di Erik Messerschmidt, un dipinto degli anni ’50 che ci abbaglia tra prospettive illuminate da un sole accecante e interni a volte grigi poi caldi e rossastri. È il dramma di un uomo che vede la sua attività andare man mano in pezzi, così come il loro matrimonio, dopo la morte prematura del figlio Dino (a soli 24 anni) e la scoperta di un figlio illegittimo, Piero (Patrick Dempsey), avuto dall’amante Lina Lardi (Shailene Woodley). Ma la sua stoicità, il suo estremo “passare sopra tutto e tutti” per combattere i suoi tormenti interiori, lo porta ad iscrivere 4 macchine della Scuderia Ferrari alla storica Mille Miglia.

Recensione di Ferrari

Trasformare la delusione e la paura in propellente verso la vittoria

La delusione, la paura, l’angoscia, i demoni mentali si trasformano in propellente verso la vittoria. Le sue “armi” sono i piloti Piero Taruffi, Wolfgang von Trips, Peter Collins e Alfonso de Portago ma, come sappiamo, solo Taruffi e von Trips riusciranno a tagliare il traguardo di Brescia con gloria mentre de Portago sarà vittima di un incidente mortale che coinvolgerà nove spettatori (tra questi purtroppo 5 bambini) con conseguenze molto gravi nei confronti dello stesso Ferrari. Noi l’abbiamo visto doppiato in italiano, quindi ci teniamo fuori da tutta la polemica riguardante gli attori non italiani chiamati a recitare personaggi italianissimi o alla poca empatia del Ferrari di Driver. La sceneggiatura di Troy Kennedy-Martin è, senza dubbio, in alcuni punti, piena di frasi ad effetto (e manca l’accento emiliano) ma questo non appiattisce assolutamente un progetto che per scenografie (Carmine Palmentieri), montaggio (Pietro Scalia), costumi (Massimo Cantini Parrini) e colonna sonora (Daniel Pemberton) rende i 130 minuti avvincenti e magnetici. 

IN CONCLUSIONE

La visione di Mann e i 90 milioni di budget

La prima parte è più didascalica, ci fa entrare nella dimensione intime e in crisi del personaggio, ma nella seconda i motori partono e nessuno può più fermarli. La componente femminile è fortissima (la Cruz e la Woodley sono eccezionali nei rispettivi ruoli) e le evoluzioni registiche di Mann sono fenomenali, potendo contare anche su 90 milioni di dollari di budget che si vedono tutti. Si potevano inserire più scene di corsa? Assolutamente si. SI poteva dedicare meno tempo al dramma personale di Ferrari? Assolutamente si. Ma la visione di Mann è da premiare perché è riuscito a dosare gli ingredienti nella maniera in cui voleva, regalandoci un pezzo di grande cinema.

Il voto di Cinefily

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