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Drammatico

Recensione di Nuovo Olimpo

By Novembre 2, 2023No Comments

“Nuovo Olimpo”, quattordicesimo lungometraggio di Ferzan Ozpetek, dopo la presentazione all’ultima Festa del Cinema di Roma, dal 1° novembre è disponibile solo su Netflix. Stavolta, il regista de “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Mine vaganti” e “La dea fortuna” racconta una straordinaria storia d’amore che si svolge a Roma e dura per 30 anni, dagli anni ’70 ai 2000. I protagonisti sono Damiano Gavino e Andrea Di Luigi, ma nel cast ci sono anche Luisa Ranieri, Greta Scarano, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo e Giancarlo Commare. Siete pronti a farvi trascinare dalle emozioni?

https://www.youtube.com/watch?v=D3g0LGjZjX4&ab_channel=NetflixItalia
LA TRAMA

“Nuovo Olimpo”: un amore indimenticabile lungo trent’anni, perché il passato più è lontano e più sembra bello.

Fine anni ’70. Pietro ed Enea sono giovani, belli e hanno appena 25 anni. Si incontrano per caso e si innamorano perdutamente. Un avvenimento inaspettato però li separa. Per trent’anni inseguono comunque la speranza di ritrovarsi, perché si amano ancora.

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INFO & CAST
Anno 2023
Durata 112 min
Regia Ferzan Özpetek

 

Cast
Damiano Gavino: Enea Monti
Andrea Di Luigi: Pietro Ghirardi
Greta Scarano: Giulia
Aurora Giovinazzo: Alice

LA RECENSIONE

Una storia d’amore lunga 30 anni

Dopo aver visto il trailer, la curiosità verso “Nuovo Olimpo” è salita alle stelle. Ozpetek ha dichiarato, più volte, che si tratta del suo film più autobiografico e che parte da una storia vera che gli è successa negli anni ’70, ma l’idea di farne un film è rimasta nel cassetto per tanto tempo. La storia d’amore tra Enea (alter ego di Ozpetek), appassionato di cinema e col sogno di diventare regista, e Pietro, studente di medicina, inizia nel 1978 coprendo un arco narrativo di 30 anni (fino al 2015). I protagonisti si conoscono nella sala del cinema Nuovo Olimpo, scatta la scintilla e vivono la loro passione per appena tre giorni. Una manifestazione alquanto violenta li farà perdere di vista, ma il loro amore resterà intatto anche quando saranno realizzati e adulti.

Recensione di Nuovo Olimpo

Il ritorno dello stile inconfondibile di Ozpetek e l’ennesimo brano struggente di Mina

Al centro della pellicola ci sono, come sempre, i sentimenti, fortissimi, travolgenti, romantici e vissuti sempre a 360 gradi. Ma c’è anche l’omaggio proprio al cinema, che conserva la memoria dei nostri sentimenti e, quindi, la storia di Enea e Pietro diventa specchio di tantissime altre viste sul grande schermo. La sceneggiatura, scritta da Ozpetek con Gianni Romoli, è piena di frasi ad effetto, tipo “Il passato più è lontano e più sembra bello” o “Tutta la vita ho aspettato che mi guardassi come guardavi lui stasera” e le caratteristiche peculiari dello stile del regista ci sono tutte: la terrazza, l’amore tormentato omosessuale e non, i segreti importanti, le donne dal carattere forte, aperto ed emancipato, la dimensione domestica e intima delle storie, il finale travolgente e la colonna sonora che ci distrugge.

Anche in questo caso, infatti, Ozpetek ha voluto un brano di Mina, “Povero amore”, tratto dal suo album “Ti amo come un pazzo”, che ci pugnala a fine proiezione. I due innamorati si sfioreranno più volte, ci faranno sognare, ridere e piangere, matureranno e si realizzeranno fino al finale che poteva essere diverso? Poteva portarli altrove? O va bene così? Fatto sta che prima di arrivarci, il regista usa forse troppi espedienti troppo prevedibili e già visti (che non vi spoileriamo) facendo frammentare quella speciale magia a cui ci ha abituato, distraendoci con salti temporali un po’ azzardati e confusi nella parte centrale, ma la durata di 112 minuti fa si poi che tutti i nodi vengano al pettine senza aspettare più di tanto e senza tempi morti.

IN CONCLUSIONE

La forza delle donne

Intendiamoci, “Nuovo Olimpo” non ha la stessa intensità emotiva di altri titoli come “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte” o “La dea fortuna”. Qui Ozpetek mescola dramma e commedia, che si avvicendano negli anni, reggendosi sulla bravura dei due protagonisti Damiano Gavino (Enea), che già avevamo notato nelle serie tv “Shake” e “Un professore” e Andrea Di Luigi (Pietro), meno intenso del primo, proprio come il bel Alvise Rigo (Antonio), entrambi alla prima esperienza e, quindi, gli perdoniamo una certa staticità dovuta forse alla grandissima emozione e responsabilità. Il vero faro del film sono le presenze femminili. Luisa Ranieri nei panni di Titti, la cassiera del cinema, è un omaggio alla grande Mina ed è uno dei personaggi più riusciti dell’intera filmografia di Ozpetek (vedere per credere). Simpatica, fragile, coraggiosa, materna, amica, confidente, vi farà emozionare e vi stupirà piacevolmente. Aurora Giovinazzo, invece, è Alice, migliore amica storica di Enea e sua “coscienza”, oltre che amante occasionale. Semplice, concreta e sincera, è sempre con lui, soprattutto nei momenti difficili e questo la rende fondamentale in alcuni passaggi del film. Proprio come Greta Scarano, che nel film è Giulia, la moglie di Pietro, una donna che scoprirà che il marito forse non l’ha mai amata come ha amato Enea e che lo spingerà a seguire quel sentimento se vuole, senza porsi in maniera ostile (vi ricorda qualche altro personaggio di Ozpetekiana memoria?). Nota dolente, è l’espediente dell’invecchiamento di questi personaggi che, soprattutto per alcuni di essi, è decisamente riuscito male. Alla fine poco importa, dato che noi vediamo le cose allo scanner critico e invece i film del regista turco vanno visti solo col cuore e quello, lui, ce lo mette tutte le volte.

Il voto di Cinefily

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