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Gareth Edwards è il regista di “The Creator”, thriller post-apocalittico con protagonista John David Washington e la piccola Madeleine Yuna Voyles. La storia è ambientata nel 2070, in un futuro dominato dalla guerra tra umani e robot dotati di intelligenza artificiale. Tutto prenderà una piega diversa quando proprio un’intelligenza artificiale sotto forma di bambino cambierà il corso degli eventi. Curiosi? Allora prima di andare al cinema leggete la nostra recensione.

https://www.youtube.com/watch?v=NqlwtG0jFFM&ab_channel=20thCenturyStudiosItalia
LA TRAMA

“The Creator”, il conflitto tra umani e forze dell’intelligenza artificiale non è mai stato trattato meglio.

Nel mezzo di una futura guerra fantascientifica tra la razza umana e forze guidate da un’intelligenza artificiale, Joshua, un incallito ex agente delle forze speciali che soffre per la scomparsa di sua moglie, viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creatore, l’inafferrabile architetto dell’intelligenza artificiale avanzata che ha sviluppato un’arma misteriosa con il potere di porre fine alla guerra e all’umanità stessa.

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INFO & CAST
Anno 2023
Durata 133 min
Regia Gareth Edwards

 

Cast
John David Washington: Joshua Taylor
Madeleine Yuna Voyles: Alfie
Gemma Chan: Maya
Allison Janney: colonnello Howell
Ken Watanabe: Harun

LA RECENSIONE

Una diversa angolazione sull’A.I.

Gareth Edwards ci ha sempre offerto immagini spettacolari, storie avvincenti e prove registiche da 10 e lode. Lo ha fatto con “Monsters”, nel 2010, poi con “Godzilla”(2014) e, soprattutto, con il fantastico “Rogue One: A Star Wars Story”(2016). L’idea di portare sul grande schermo una storia incentrata sull’intelligenza artificiale poteva sembrare usurata o controproducente perché ormai sembrava che fosse stato detto già molto. “Blade Runner”(1982), “A.I. – Intelligenza artificiale”(2001), “Io, Robot”(2004), “Her”(2013), “Minority Report”(2002), “L’Uomo Bicentenario”(1999) sono solo alcuni dei titoli che hanno trattato l’argomento da diverse angolazioni e punti di vista. Edwards, però, ha saputo cogliere ancora altri aspetti, dare una sua visione personale e acuta, un’impronta importante che, assieme a “Rogue One”, potrebbe essere definita la sua miglior pellicola finora.

Una miriade di riflessioni morali, sociali e politiche

Il plot è molto intrigante e già dal trailer l’attenzione è stata catalizzata alla grande. Joshua (John David Washington, è un ex agente delle forze speciali che si ritrova a dover tornare a lavoro per stanare il “Creatore” e quindi sterminare a monte la “minaccia” della supremazia dell’intelligenza artificiale sulla Terra. Essendo uno dei sopravvissuti all’esplosione dell’atomica, e avendo “perso” moglie (incinta) e voglia di fare tutto, non ha nulla da perdere, se non la speranza di ritrovarla viva da qualche parte. Ma quando vedrà che questo “Creatore” ha le sembianze di una bimba, Alfie (Madeleine Yuna Voyles), allora la sua prospettiva cambia totalmente. Questo plot dà il via a una miriade di riflessioni sul senso della guerra, sulle prospettive future e sull’utilizzo spropositato dell’intelligenza artificiale, sull’eterno scontro tra Occidente e Oriente, sul razzismo di ogni genere, sui conflitti etici e morali della razza umana.

La perfezione di Gareth Edwards

Tutto ciò avviene in soli 133 minuti, stranamente troppo pochi per “sviluppare” e sfruttare tutta la carne al fuoco che Edwards aveva tra le mani. Con lo sceneggiatore Chris Weitz, però, ha fatto un lavoro certosino di condensazione, tralasciando tuttavia parti importanti sul “passato” dei personaggi principali che – secondo noi – potrebbero essere magari trattate meglio in un prequel. Tuttavia, il conflitto tra umani sopravvissuti e forze dell’intelligenza artificiale è sviluppato alla grande, con immagini epiche, location costruite alla perfezione (tra luoghi reali e CGI mai troppo invasiva) e quella patina cyberpunk che è il marchio di fabbrica di Edwards e che ci fa impazzire. Il ritmo inizialmente un po’ lentino, inizia a farsi sincopato dopo i primi 20 minuti, regalandoci uno spettacolo potente, commovente e visivamente eccezionale. Le sequenze d’azione ricordano molto quelle di “Rogue One”, così come la caratterizzazione dei personaggi, il che in questo caso è un gran bene. La base fluttuante Nomad e le creature dell’intelligenza artificiali convincono alla grande e Edwards, come al solito, ha scelto collaboratori al top per portare a casa il risultato. La fotografia (da nomination agli Oscar immediata) è di Greig Fraser e Oren Soffer mentre gli effetti speciali sono opera di Neil Corbould e Jonathan Bullock mentre le straordinarie scenografie e i costumi da urlo sono rispettivamente di James Clyne e Jeremy Hanna. E le musiche? Ma veramente non avete riconosciuto il tocco magico del “plurioscarato” maestro Hans Zimmer? 

Il voto di Cinefily

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