Skip to main content

Il 30 agosto, il doppio premio Oscar Denzel Washington torna nelle sale nei panni di Robert McCall, protagonista di “The Equalizer 3 – Senza Tregua”. La pellicola – ambientata nel Sud Italia – è il terzo capitolo della saga iniziata nel 2014 con “The Equalizer – Il vendicatore” e proseguita nel 2018 con “The Equalizer 2 – Senza perdono” e in cabina di regia c’è sempre il grandissimo Antoine Fuqua. Molti gli italiani nel cast, tra cui Remo Girone, Andrea Scarduzio e Gaia Scodellaro. Prima di andare al cinema, leggete le nostre 10 curiosità sul film e di seguito la recensione. 

https://www.youtube.com/watch?v=4aLyNElHSQk&ab_channel=SonyPicturesItalia
LA TRAMA

L’Italia diventa la casa definitiva di Robert McCall

Da quando ha rinunciato alla sua vita come assassino del governo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per riconciliare le cose orribili che ha fatto in passato e trova uno strano conforto nel servire la giustizia per conto degli oppressi. Trovandosi sorprendentemente a suo agio nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Mentre gli eventi si fanno mortali, McCall sa cosa deve fare: diventare il protettore dei suoi amici affrontando la mafia.

Recensione di The Equalizer 3 – Senza tregua
GUARDA IN STREAMING
INFO & CAST
Anno 2023
Durata 109 min
Regia Antoine Fuqua

 

Cast
Denzel Washington: Robert McCall
Dakota Fanning: Emma Collins
Eugenio Mastrandrea: Giorgio “Gio” Bonucci
David Denman: Frank Conroy
Sonia Ben Ammar: Chiara Bonucci
Remo Girone: Enzo Arisio
Gaia Scodellaro: Aminah
Andrea Scarduzio: Vincent Quaranta
Andrea Dodero: Marco Quaranta
Salvatore Ruocco: Salvatore

LA RECENSIONE

L’ex sicario che cerca la tregua ma il mondo criminale è sempre in fermento

Finalmente, Denzel Washington è tornato. Non lo vedevamo sul grande schermo dal “Macbeth”, di Joel Coen che gli regalò, manco a dirlo, l’ennesima nomination agli Oscar. Ora, il divo riprende i panni di Robert McCall per l’ultima volta e a dirigerlo c’è il suo amico Antoine Fuqua, regista del cult “Training Day” che gli fece vincere l’Oscar come Miglior attore. Noi di Cinefily siamo grandi fan della saga di “The Equalizer”, quindi abbiamo amato i primi due film, e c’è da dire che questo terzo capitolo si differenzia un po’ per toni e narrazione, ma forse è comprensibile trattandosi dell’atto finale che prevede comunque il “riposo” del guerriero. 

Andiamo per gradi. Inizialmente, troviamo l’ex sicario McCall in Sicilia dove comunque continua a fare strage di delinquenti in maniera molto cruda (giovanissimi avvisati!), poi la scena si trasferisce in Costiera Amalfitana, dove McCall si rifugia dopo essere stato ferito. Qui vorrebbe in santa pace, cerca una “tregua”, assistito dal medico Enzo (il nostro Remo Girone, che piacere rivederlo sul grande schermo) e dalla gentilezza degli abitanti del luogo, ma è il mondo criminale circostante che non glielo permette.

Recensione di The Equalizer 3 – Senza tregua credit Sony

Qualche stereotipo di troppo cancellato dalla magia e dal carisma di Washington

Tralasciando alcuni stereotipi relativi al nostro Paese che, purtroppo, non sono stati evitati neanche nella sceneggiatura di Richard Wenk, c’è anche un po’ di confusione relativa alla mafia e alla camorra. McCall combatte stavolta contro qualcosa che è un mix di mafia, ‘ndrangheta e camorra, in un Sud che è – per la maggior parte del film – cupo, piovoso e intriso di delinquenti dai “vari”(o troppi?) accenti che lavorano nell’ombra, trasformando il nostro “eroe” in qualcosa di più simile a James Bond, Jason Bourne o John Wick. Le scene d’azione al fulmicotone sono di meno rispetto ai due film precedenti, ma la regia di Antoine Fuqua, la fotografia di Robert Richardson (vincitore di 3 Premi Oscar!) e, soprattutto, la magia e il carisma di Denzel Washington ci fanno passare sopra anche a questo tipo di errori. La violenza bruta del film è smorzata dall’autoironia (nera) di McCall, affaticato, inizialmente zoppicante, ma mai sprovvisto di quella fierezza, spietatezza, seraficità e consapevolezza delle proprie capacità che ci mandano in delirio, soprattutto nella parte centrale del film. E’ totalmente inutile scrivere qualcosa sulla bravura di Denzel Washington, vero faro dell’intero atto finale, quindi non proseguiremo in questo senso.

L’immaginaria Altamonte e la bravura degli attori italiani (ai quali andava dato più spazio)

Tornando alla sceneggiatura di Richard Wenk, in questo terzo capitolo la dimensione si fa più intima, riusciamo ad entrare maggiormente nella quotidianità di McCall, nei suoi pensieri, avallando la sua voglia di tranquillità da ricercare nell’immaginaria Altamonte (Atrani, in provincia di Salerno), che ben si presta al racconto di questa faida sotterranea nettamente in contrasto con la bellezza del territorio e della pacificità dei suoi abitanti che lo chiamano amichevolmente “Roberto”. Oltre a Girone – che per Robert diventa una sorta di Alfred per Bruce Wayne – una menzione particolare vai ai due cattivi del cast, Andrea Scarduzio e Andrea Dodero, rispettivamente Vincent e Marco Quaranta, criminali della “Mafia” contro cui si scaglierà McCall. Il primo ci cattura immediatamente grazie agli occhi di ghiaccio che abbiamo già visto recentemente in “Mission: Impossible 7 – Dead Reckoning – Part 1”, e per la sua fisicità che sembra fatta apposta per questo tipo di ruoli da boss. Completi impeccabili, accento napoletano decisamente accettabile, qualche atteggiamento (e frasi) alla “Gomorra” evitabili, ma alla fine è promosso a pieni voti. Dodero, invece, è la parte più “attiva”, lo spaccone che cerca lo scontro ma inconsapevole di quello a cui sta andando incontro. È emozionante rivedere Dakota Fanning accanto a Washington, a 19 anni di distanza da “Men on Fire”, nei panni di un agente della CIA chiamata da McCall per una sorta di “aiuto”. Preferiamo però non anticiparvi altro, anche perché solo verso la fine si saprà perché McCall chiama proprio lei tra tutti i suoi ex colleghi della CIA. Ci sono anche la nostra Gaia Scodellaro, Eugenio Mastrandrea, Salvatore Ruocco, Daniele Perrone e Adolfo Margiotta, rispettivamente nei panni della dolce barista Aminar; del coraggioso maresciallo Gio Bonucci; di Salvatore, spietato e fidato braccio destro di Vincent (già visto in USA nel “Padre Pio”, di Abel Ferrara, con Shia LaBeouf); Angelo il mansueto pescivendolo e il Capo della Polizia Barella. A nostro avviso, però, è stato lasciato poco spazio d’interazione a questi nostri attori italiani, molto bravi nei loro ruoli. Si poteva fare decisamente di più, soprattutto nel caso di Vincent e dei suoi scagnozzi o del Capo della Polizia Barella, avendo a disposizione molta carne al fuoco che alla fine è andata sprecata. Fateci sapere cosa ne pensate, avete 9 secondi per rispondere!

IN CONCLUSIONE

Un finale riconciliante e premonitore

Trasportati dalle musiche sontuose e perfettamente incastrate tra le scene, opera del maestro Marcelo Zarvos, si va verso un finale (anche in questo caso) nettamente diverso da quello dei due capitoli precedenti, meno spettacolare (se vi ricordate, il primo si svolgeva in un grande magazzino di articoli da ferramenta e il secondo in una cittadina costiera evacuata per l’arrivo di un uragano) e dirompente ma molto emozionante, riconciliante e premonitore (vedere per credere)! Ora, sia Washington che Fuqua hanno confermato che “The Equalizer 3” mette il punto finale alla saga, però, visto che in rete già si parla di prequel e di spin-off, pensiamo che qualcosa possa bollire già in pentola. Staremo a vedere.

Il voto di Cinefily

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!