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Il maestro Abel Ferrara torna al cinema, ad un anno di distanza d “Zeros and Ones”, con il dirompente “Padre Pio”, pellicola che ha come protagonista Shia LaBeouf, coadiuvato da attori bravissimi come Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Salvatore Ruocco, Vincenzo Crea, Luca Lionello, Francesco D’Angelo, Brando Pacitto e Asia Argento. Il film è stato presentato in anteprima mondiale lo scorso settembre alle Giornate degli Autori nel corso del Festival di Venezia 2022 e il 30 ottobre ha chiuso la rassegna “Venezia a Napoli – Il cinema esteso”. Come più volte specificato dallo stesso regista, il titolo può essere fuorviante perché non si tratta del biopic sulla vita del santo, bensì la storia dell’uomo e una cruda, vera e commovente riflessione sulla sofferenza umana, personale e collettiva, religiosa e politica. Prodotto da Maurizio Antonini, Philipp Kreuzer e Diana Phillips, “Padre Pio” sarà probabilmente nelle sale ad inizio 2023 e non dovete assolutamente perderlo.

https://www.youtube.com/watch?v=OIIwpxhXeeM
LA TRAMA

Ferrara ci riporta alla fine della Prima Guerra Mondiale

I giovani soldati italiani tornano a San Giovanni Rotondo, una terra povera, violenta, sulla quale la chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitano un dominio incontrastato. Le famiglie sono disperate, gli uomini, seppur vittoriosi, appaiono distrutti. Arriva anche Padre Pio, in uno sperduto convento di cappuccini, per iniziare il suo ministero, evocando un’aura carismatica, con la santità e con le visioni epiche di Gesù, di Maria e del Diavolo. La vigilia delle prime elezioni libere in Italia fa da premessa a un massacro reale e metaforico, un evento apocalittico che cambierà il corso della storia.

Recensione del film Padre Pio di Abel Ferrara
INFO & CAST
Anno 2022
Durata 104 min
Regia Abel Ferrara

 

Cast
Shia LaBeoufPadre Pio
Marco Leonardi: Gerardo
Salvatore Ruocco: Vincenzo
Chiriac Cristina: Giovanna
Luca Lionello: Silvestro
Asia Argento: Tall Man
Francesco D’Angelo: Oreste
Martina Gatti : Anna

LA RECENSIONE

La storia dell’uomo, dell’eccidio di San Giovanni Rotondo e della sofferenza collettiva

Come accennavamo all’inizio, dimenticate tutte le serie e i film tv dedicati alla vita di Padre Pio. Ferrara ha lavorato a lungo col pluripremiato e fidato sceneggiatore napoletano Maurizio Braucci, avendo come base il loro documentario del 2016 “Searching for Padre Pio”, creando un prodotto unico nel suo genere. Il maestro è abituato a trattare personaggi tormentati (Vedi “Pasolini” del 2014, col grande Willem Dafoe) quindi con il frate di Pietrelcina ha avuto terreno fertile che ha saputo coltivare con una sapienza registica magistrale. La storia sociale e politica s’interseca con quella di Padre Pio. Gli uomini rientrano a San Giovanni Rotondo dal Primo conflitto mondiale, emaciati, come morti viventi ma fieri, però una volta a casa subiscono gli abusi dei latifondisti, mentre si avviano verso il voto in massa. Ed è proprio il 14 ottobre 1920 che il popolo si riunisce sotto al Municipio per festeggiare la loro vittoria con la bandiera recante il simbolo della falce e il martello ma viene respinto e sterminato da quelli che saranno i primi fascisti. E’ l’eccidio dei socialisti che costò la vita a 14 persone e provocò 80 feriti, ma che la storia sembra aver dimenticato. Ecco allora che Ferrara fa scorrere questi fatti in parallelo con le torture di Padre Pio da parte del demonio, che di notte lo offende, lo chiama codardo, che gli dice di predicare bene, incoraggiare le persone, spingere gli altri a dare il meglio di sé ma di non avere la forza di mettersi in prima linea. Tralasciando alcune incertezze e confusioni linguistiche (che in parte sono state “volute” dal regista e che comunque spariranno in fase di doppiaggio), Braucci e Ferrara sono bravissimi a restituirne – con l’uso delle parole e senza – il tormento interiore, vissuto tra le quattro mura della sua cella, che riflette quello della gente di San Giovanni Rotondo ed è crudo, vero, basato su fatti reali, quindi ancora più magnetico, doloroso e impattante.

Recensione del film Padre Pio di Abel Ferrara

La scelta di Shia LaBeouf e dell’eccezionale cast

La scelta di Shia LaBeouf (suggerita al regista dal suo amico Willem Dafoe) sembrava quasi surreale e invece si è rivelata adattissima. L’attore, che negli anni scorsi ha avuto vari problemi legati a risse, arresti per guida in stato di ebrezza e anche accuse di molestie, si è convertito al cattolicesimo proprio durante la lavorazione del film e, per prepararsi al ruolo, ha vissuto in un Convento dell’Ordine dei frati minori cappuccini, epurando totalmente il suo spirito. La sua performance lascia a bocca aperta. Il suo Padre Pio (che alla fine compare pochissime volte in scena) è un pugno allo stomaco, un personaggio dedito al Signore che combatte il demonio con la forza e la rabbia di un leone ma rivelando anche le fragilità di uomo normale, bisognoso di comprensione, di redenzione, di un’espiazione di peccati presenti solo nella sua testa, di pace.

Attorno a lui ruotano i “popolani”, i soldati, un cast fenomenale dove spicca il napoletano Salvatore Ruocco (alla sua quarta collaborazione col regista), nei panni di Vincenzo, un proletario, decorato di guerra ma senza senso critico, che si mette coi poteri forti sacrificando anche le grandi amicizie. Il giovane vorrebbe accasarsi con Giovanna, (interpretata dalla magnetica e bravissima Christina Chiriac), vera eroina del film, una delle tante donne che attende invano il ritorno del marito dalla guerra e che da sola porta avanti i suoi figli e la sua causa socialista, unico baluardo di riscatto per cui lottare con le unghie e con i denti. Ci sono poi Gerardo, interpretato da Marco Leonardi, il cattivo proto-fascista che incarna l’arroganza, la prepotenza e il “demonio” per i proletari e i fenomenali Vincenzo Crea (Luigi), Luca Lionello (Silvestro), Federico Majorana (Michele), Martina Gatti (Anna), Alessio Montagnani (Antonio), Roberta Mattei (Susanna), Francesco D’Angelo (Oreste), Brando Pacitto (Renato), Stella Mastrantonio (Elvira) e tanti altri attori che ci riportano, coi loro ruoli, a capire che la storia è fatta di mattoni costruiti col sangue e col sacrificio, con la forza e col coraggio anche di piccoli gruppi, fondamenta della nostra libertà e di quella che per noi oggi è la democrazia. Eccezionale Asia Argento che Ferrara ha voluto nei panni un “Tall Man”, un uomo alto, ben vestito, dall’aspetto demoniaco che farà visita a Padre Pio raccontandogli una tragica e peccaminosa storia che lo manderà su tutte le furie e lo tormenterà ancora di più.

IN CONCLUSIONE

La fotografia caravaggesca e le musiche come seconda pelle

Il comparto tecnico non poteva non rispecchiare l’intensità, la complessità e la profondità del progetto voluto da Ferrara. Ciò che colpisce dal primo minuto è la meravigliosa fotografia di Alessandro Abate (supportato da Karin Scuderi), grigiastra, fredda, con sprazzi di rosso che fanno aumentare ancora di più il contrasto. È giusto dire che sembra di osservare dei quadri caravaggeschi in movimento, questi movimenti con la macchina a mano che restituiscono a pieno tutta la concitazione di quei giorni, la disperazione delle persone, delle mogli in cerca dei mariti, dei proletari vessati dai proprietari terrieri, della morte che colpisce inesorabile. Superfluo dire che il montaggio di Leonardo Daniel Bianchi è stata un’opera assurda, diremmo da Oscar. Tutto questo è scandito alla perfezione dalle musiche di Joe Delia, che si amalgamano alle scene come una seconda pelle e rendono quasi tangibili le sensazioni di tutti i personaggi. Un plauso particolare va anche ai costumi della meravigliosa Antonella Cannarozzi, alle scenografie di Tommaso Ortino e al trucco di Stefano Nigro, elementi che hanno reso questo film un altro piccolo gioiello della collezione del maestro Ferrara.

Il voto di Cinefily

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