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«È stata la mano di Dio» è il decimo lungometraggio firmato da Paolo Sorrentino. Già… il decimo. E proprio il numero non è un caso: è un chiaro riferimento a Maradona. Il film, più intimo e personale del regista campano, si è aggiudicato il “Leone d’argento gran premio della giuria” alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia.

Ecco dunque la recensione di È stata la mano di Dio.

Il film è ispirato ad alcuni fatti realmente accaduti al regista, che hanno trasformato di netto la sua esistenza. La vita di Sorrentino è stata infatti completamente travolta dall’improvvisa morte dei genitori, ma salvata involontariamente dalla figura del più celebre calciatore della storia.

LA TRAMA

Un intreccio tra vita reale e poesia

Fabietto è un diciottenne, appena diventato orfano. I genitori sono morti intossicati da una fuga di monossido di carbonio, e sta urlando al maestro del cinema Capuano tutta la sua disperazione. Un grido di dolore che cela tutta la sua voglia di vivere. Questa è l’essenza di “È stata la mano di Dio”: un grido di un adolescente che muterà in un grido di un futuro cineasta premio Oscar. Sorrentino trova nel cast stellare, composto da Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo e Luisa Ranieri, l’amalgama ideale per raccontare la sua infanzia nella Napoli degli anni ’80.

È stata la mano di Dio Sorrentino

Il cinema serve a distrarre dalla realtà. Perché la realtà è scadente. Per questo voglio un’altra vita, per questo voglio fare il cinema.

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Info
Anno 2021
Durata 130 min
Regia Paolo Sorrentino

 

Cast

Filippo Scotti: Fabietto Schisa
Toni Servillo: Saverio Schisa
Teresa Saponangelo: Maria Schisa
Luisa Ranieri: Patrizia

LA RECENSIONE

Quando il dolore diventa arte

Un giorno questo dolore ti sarà utile. A pensarci bene non esiste una frase più idonea del titolo del romanzo di Peter Cameron per descrivere l’ultima opera di Paolo Sorrentino.

Nella Napoli degli anni ’80 le giornate del giovane Paolo passavano tranquille seguendo una routine familiare insieme a mamma Concetta e papà Salvatore. Pensate ad una serenità estrema, esaltata ancor di più dall’arrivo di Diego Armando Maradona.  Non è un caso poi che sia stata proprio “La Mano Di Dio”  la forte ispirazione per il titolo della pellicola.

Durante un fine settimana in montagna a Roccaraso (Abruzzo), i genitori di Sorrentino persero la vita nel sonno a causa di una fuga di monossido di carbonio sprigionato da una stufa. Quel giorno Paolo era andato in trasferta a Empoli per veder giocare il Napoli del suo idolo. Incredibile. Per amore di Maradona la vita di Sorrentino prende una piega inaspettata e inattesa, del tutto fortuita. Difatti, prima di quel giorno Paolo aveva provato più volte a farsi dare il permesso dal padre per andare in trasferta da solo, sempre invano.

Siamo davanti ad una storia di vita reale, da brivido.

Una storia che ha segnato la giovinezza del futuro regista. Un dolore – tornando alla frase incipit della recensione – dal quale Sorrentino ha saputo tirare fuori tutta la sua passione. Da quel momento è riuscito ad esternare tutta la sua “voglia di fare” per costruirsi la vita che ha sempre desiderato.

Un film dai tratti autobiografici

Il film è essenzialmente un’autobiografia dal tratto intimo e introspettivo. È una storia di grande dolore ma raccontata con la maturità più sorprendente per affrontare una materia così impegnativa. Il regista sceglie infatti la via di uno stile più controllato rispetto a quanto siamo abituati. Come nei suoi primi film si riscopre anche sceneggiatore e dialoghista.

è stata la mano di Dio Filippo Scotti
IN CONCLUSIONE

Sorrentino ci parla di famiglia, di dolore, di solitudine ma anche di tanta forza di volontà. Il film è un inno al non lasciarsi andare, al non perdersi ma trovare la propria strada. E proprio grazie al cinema, il regista napoletano è riuscito a costruirsi attorno un suo universo meraviglioso. Un mondo nel quale rifugiarsi dalla dura realtà, come quella che ha affrontato quando era ancora adolescente causandogli il dolore più grande della sua vita. Paolo porta ancora con sé questo sentimento, ma è riuscito a trasformarlo in arte. È riuscito a trasformarlo in un film magnifico tutto dedicato ai suoi genitori.

Il voto di Cinefily

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