Skip to main content

Dopo l’anteprima fuori concorso al Festival di Cannes (dove ha ricevuto ben 9 minuti di applausi a fine proiezione), dal 19 ottobre è finalmente nelle nostre sale “Killers of the Flower Moon”, l’attesissimo film del maestro Martin Scorsese. La pellicola è l’adattamento per il grande schermo del romanzo “Gli assassini della terra rossa”(2017), di David Grann che, a sua volta, si basa su una storia vera, cioè su una serie di omicidi misteriosi ed efferati che scossero la nazione Osage negli anni ’20. Nel cast, oltre a Leonardo DiCaprio e Robert De Niro, ci sono anche Jesse Plemons, Lily Gladstone e Brendan Fraser. Sentiamo già odore di Oscar.

https://www.youtube.com/watch?v=41NEL0rLh8k&t=2s&ab_channel=01Distribution
LA TRAMA

Killers of the Flower Moon: l’ennesimo capolavoro di Scorsese è un viaggio infernale tra capitalismo bianco e sfruttamento indigeno nell’America degli anni ’20.

All’inizio del XX secolo la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. 

Recensione di Killers of the Flower Moon
GUARDA IN STREAMING
INFO & CAST
Anno 2023
Durata 206 min
Regia Martin Scorsese

 

Cast
Leonardo DiCaprio: Ernest Burkhart
Robert De Niro: William Hale
Lily Gladstone: Mollie Burkhart
Jesse Plemons: Tom White
Brendan Fraser: W.S. Hamilton

LA RECENSIONE

Una storia di avidità, corruzione e ingiustizia

Finalmente Scorsese è tornato. A quattro anni di distanza dal bellissimo “The Irishman”, il regista ha riunito i suoi attori preferiti – Leonardo DiCaprio e Robert De Niro – per portare sul grande schermo una storia che copre tutti i generi: poliziesco, western, dramma, storico, giallo e thriller. Per farlo, ci riporta in Oklahoma, negli anni ’20. Qui i membri della comunità Osage scoprono tantissimi giacimenti di petrolio sotto la loro terra, diventando improvvisamente (e malauguratamente) ricchissimi. Le notizie si rincorrono e diventano di dominio pubblico. Quando arrivano all’orecchio del proprietario agricolo William Hale (Robert De Niro), la situazione precipita in maniera infernale. Falso buonista e uomo dal cuore d’oro, Hale è in realtà spietato, avido e desideroso di eliminare tutti gli Osage, sfruttando anche suo nipote Ernest Burkchart (Leonardo DiCaprio), reduce della Prima guerra mondiale. L’uomo, infatti, spingerà il giovane a sposare Mollie (Lily Gladstone), donna indiana molto ricca, iniziando un gioco diabolico che verrà (in parte) scoperto dal ranger Tom White (Jesse Plemons), con un gruppo della nascente FBI. La storia prenderà, quindi, una piega inquietante, mescolando avidità, corruzione e ingiustizia in un crescendo di emozioni e suspense che solo Scorsese sa creare.

Recensione di Killers of the Flower Moon

Il rapporto padrone/schiavo con un faro di speranza chiamato Mollie

Scorsese ed Eric Roth hanno lavorato insieme alla sceneggiatura, spostando l’asse del racconto di Grann – molto concentrato sulle indagini riguardanti gli omicidi degli Osage – sulla sfera sociale, storica ed economica dell’America degli anni ’20. Tutto questo lo fa evidenziando temi che risuonano nella contemporaneità come la discriminazione razziale, la corruzione e lo sfruttamento delle popolazioni indigene. Il diabolico De Niro è qui uno zio, un padrone, uno che si vuole fare chiamare “Re” anche dal nipote, che solo in apparenza è una brava persona, ma dentro è marcio, tiene in pugno il ragazzo e la sua avidità è pari solo alla sua brutalità. Ernest/DiCaprio è suo schiavo psicologicamente. Non molto sveglio, primitivo, falso, ottuso e opportunista, s’innamora di Mollie ma non può ribellarsi al suo destino, deve portare a termine la sua “missione” senza farsi coinvolgere emotivamente più di tanto. Ma quanto, anche lui, è vittima o carnefice? Al centro c’è l’indigena Mollie, che – con le sue sorelle – rappresenta la speranza, la purezza, la dignità, il faro a cui ci si dovrebbe aggrappare per essere salvati e vivere in pace, invece viene man mano divorata dai “bianchi capitalisti” che, come il suo diabete, vogliono consumarla e portarle via tutto, ma proprio tutto. 

IN CONCLUSIONE

Quante nomination agli Oscar ci aspettiamo?

Come in moltissimi film di Scorsese, si assiste allo scorrere del tempo lento ma inesorabile, e in “Killers of the Flower Moon” le malefatte di William Hale e di Ernest si compiono nel giro di 10 anni. La loro sete di potere si attua in tutti i modi e, in 206 minuti, assistiamo al totale assoggettamento degli indigeni da parte dei bianchi, in maniera sistematica e graduale, passando dall’umorismo, buonismo e anche toni da commedia all’angoscia, agli omicidi, alla violenza, ai tradimenti e al buio più totale. Il merito della straordinaria riuscita della pellicola poggia sulle basi solide della sceneggiatura, ok, ma soprattutto sulla spaventosa bravura dei protagonisti principali. E’ assolutamente superfluo elogiare Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, e non lo faremo. Il sodalizio delle due stelle di Hollywood con Martin Scorsese è radicato nel tempo ed è indissolubile. De Niro ha girato col regista ben 10 film (i precedenti sono “Mean Streets”, “Taxi Driver”, “New York, New York”, “Toro scatenato”, “Re per una notte”, “Quei bravi ragazzi”, “Cape Fear”, “Casinò”, “The Irishman”) invece DiCaprio, che è anche produttore di “Killers” con AppletTv+,  ha raggiunto quota 6 (“Gangs of New York”, “The Aviator”, “The Departed”, “Shutter Island”, “The Wolf of Wall Street”). Tutti questi capolavori hanno regalato loro Oscar e/o nomination meritatamente incastonati nella loro carriera ma anche per “Killers of the Flower Moon” si sente odore di statuetta. Tra loro, si erge come un palazzo di 20 piani l’impressionante performance di Lily Gladstone. L’attrice, che abbiamo avuto già modo di apprezzare in “Jimmy P.”(2012) di Arnaud Deplechin poi nel bellissimo “Certain Women”(2016), diretto da Kelly Reichardt e nella serie tv “Billions” è la vera rivelazione della pellicola ed è praticamente impossibile che l’Academy non la premi. Se a loro aggiungiamo la fotografia del geniale Rodrigo Prieto, il montaggio di Thelma Schoonmaker, i costumi di Jacqueline West e le musiche di Robbie Robertson, beh, allora ai prossimi Oscar ne vedremo veramente delle belle perché di questo ennesimo capolavoro scorsesiano ne sentiremo parlare a lungo.

Il voto di Cinefily

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!