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“The Woman King” è uno dei film più attesi della fine del 2022. Dramma storico diretto da Gina Prince-Bythewood e ispirato a una storia vera accaduta nel Regno di Dahomey, uno degli stati più potenti d’Africa, tra 18esimo e 19esimo secolo, ha come protagonista il premio Oscar Viola Davis nei panni del generale Nanisca delle Amazzoni del Dahomey che dovrà addestrare le nuove reclute del Regno mentre prepara una nuova e sanguinosa battaglia per proteggere la sua gente da un potente nemico. Nel cast ci sono anche Thuso Mbedu, Hero Fiennes Tiffin e John Boyega. Si sente già odore di nomination agli Oscar 2023.

https://www.youtube.com/watch?v=ilSt51hMt18
LA TRAMA

The Woman King, la parabola dell’esercito femminile guidato da Viola Davis è da Oscar

Il film racconta la straordinaria storia delle Agojie, un gruppo di guerriere tutte al femminile che nell’Ottocento proteggeva il Regno africano di Dahomey con un’abilità e una ferocia mai viste al mondo. Ispirato a fatti realmente accaduti, The Woman King segue l’epico ed emozionante viaggio del generale Nanisca (Viola Davis) mentre addestra la nuova generazione di reclute e le prepara alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita. Per alcune cose vale la pena combattere.

Recensione di The Woman King
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INFO & CAST
Anno 2022
Durata 135 min
Regia Gina Prince-Bythewood

 

Cast
Viola Davis: Nanisca
Thuso Mbedu: Nawi
Lashana Lynch: Izogie
Sheila Atim: Amenza
Hero Fiennes Tiffin: Santo Ferreira
John Boyega: Re Ghezo

LA RECENSIONE

L’esercito femminile di Nanisca, una storia che pochi conoscono

Le porte dell’Olimpo di Hollywood si sono aperte per la regista Gina Prince-Bythewood. Con “The Woman King” mette a segno uno dei più grandi colpi cinematografici del 2022 ma anche degli ultimi anni trascinandosi in un turbine di azione e temi altamente morali, etici e universalmente sempre validi. La regista (anche sceneggiatrice con Dana Stevens) parte da eventi reali, concedendosi variazioni sul tema e qualche licenza registica e narrativa che le è valsa ben più di una polemica, per portare sul grande schermo le vicende di questo esercito di guerriere vergini che non conoscevamo ma che rappresenta uno dei pochi presenti nei libri di storia. La lotta di Nanisca (Viola Davis), nella prima metà dell’800, per proteggere la sua terra dai colonialisti europei e americani che la usavano come bacino per la tratta degli schiavi è un fortissimo messaggio anticolonialista e sociopolitico, messo in atto con un ritmo impressionante, incalzante, coinvolgente dall’inizio (molto concitato e davvero fenomenale) alla fine. Nanisca diventa lo stendardo contro la schiavitù, cerca di convincere Re Ghezo (John Boyega) a evitarla in cambio dell’olio di palma e, allo stesso tempo, lotta col vicino Impero di Oyo, venduto al nemico occidentale e intenzionato a distruggerli. Sfruttamento, potere femminile, difesa dei propri ideali e delle proprie origini, della propria cultura, solidarietà tra popoli sono altri temi portanti che viaggiano in parallelo e che ci sbattono in faccia con la velocità dei cavalli dell’esercito di Nanisca.

Recensione di The Woman King

Viola Davis e il cast da Oscar

Viola Davis, già premio Oscar come Miglior attrice non protagonista per il bellissimo “Barriere”, dove recitava accanto a Denzel Washington, qui è totalmente trasformata. “The Woman King” è lei, il pilastro assoluto della pellicola fiera, consapevole, fortissima e senza paura, generale di un esercito come Leonida di Sparta, carismatica e desiderosa di regalare un futuro diverso al suo regno e alla sua gente. Perfette anche le altre attrici Thuso Mbedu (Nawi), Lashana Lynch (Izogie) e Sheila Atim (Amenza), ognuna caratterizzata veramente bene, simbolo di saggezza, ribellione, lungimiranza ed emancipazione, e con uno spazio che potrebbe essere sviluppato con degli spin-off ad hoc che andremmo a vedere subito. Convince alla grande anche John Boyega nei panni di Re Ghezo, saggio ma legato ad una moglie che lo inchioda alle cose materiali più che spirituali. Magnetici sono anche Hero Fiennes Tiffin (Santo Ferreira), Adrienne Warren (Ode) e Angélique Kidjo (Meunon).

IN CONCLUSIONE

I 135 minuti di durata sembrano essere troppi e non mancano alcuni punti che potevano essere decisamente tagliati o trattati con più “velocità”(tipo la storia d’amore tra Nawi e Malik), ma tutto è mitigato dall’impressionante lavoro fatto da tutto il team. La fotografia di Polly Morgan è inspiegabile, fatta di panoramiche mozzafiato che fanno da cornice ai combattimenti e alle cavalcate delle amazzoni di Nanisca in maniera impeccabile. Le musiche di Terence Blanchard sono praticamente un guanto che calza alla perfezione ad ogni singolo fotogramma e il montaggio di Terylin A. Shropshire è un lavoro talmente certosino che meriterebbe l’Oscar già domani. Si tratta quindi di 2 ore e 15 minuti di pura goduria visiva. Insomma, l’Academy dovrà assegnare un bel po' di nomination al film e chissà, magari Viola Davis alzerà di nuovo l’ambita statuetta ma stavolta da protagonista.

Il voto di Cinefily

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