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Nel 1986 il film “Top Gun”, diretto dal compianto Tony Scott, lanciava Tom Cruise nell’Olimpo di Hollywood, portando a casa un Oscar e un Golden Globe per la canzone originale “Take My Breath Away” ed entrando di diritto nella storia del cinema. 36 anni dopo, ecco arrivare “Top Gun: Maverick”, sequel diretto da Joseph Kosinski e prodotto da Jerry Bruckheimer, con il 59enne Cruise che torna nei panni del pilota della US Navy Pete “Maverick” Mitchell. Con lui ci sono altre star del calibro di Miles Teller, Val Kilmer, Jennifer Connelly, Glen Powell, Jon Hamm, Val Kilmer Ed Harris. La pellicola doveva uscire nell’estate del 2019 ma, dopo vari rinvii e con lo scatenarsi della pandemia, è sbarcato al cinema il 25 maggio e le premesse per conquistare il botteghino mondiale ci sono tutte.

LA TRAMA

Top Gun: Maverick, il sequel in perfetto equilibrio tra nostalgia e modernità

Il film riprende la storia del Tenente Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise) che, dopo più di 30 anni di servizio, è ancora nell’unico posto in cui vorrebbe essere. Evita la promozione che non gli permetterebbe più di volare, e si spinge ancora una volta oltre i limiti, collaudando coraggiosamente nuovi aerei. Chiamato ad addestrare una squadra speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una missione segreta, Maverick incontrerà il Tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), nome di battaglia “Rooster”, figlio del suo vecchio compagno di volo Nick Bradshaw “Goose”. Alle prese con un futuro incerto e con i fantasmi del suo passato, Maverick dovrà affrontare le sue paure più profonde per portare a termine una missione difficilissima, che richiederà grande sacrificio da parte di tutti coloro che sceglieranno di parteciparvi.

tom cruise Recensione di Top Gun: Maverick
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Info
Anno 2022
Durata 131 min
Regia Joseph Kosinski

 

Cast

Tom Cruise: Pete “Maverick” Mitchell
Miles Teller: Bradley “Rooster” Bradshaw
Val Kilmer: Tom “Iceman” Kazinsky
Jennifer Connelly: Penny Benjamin
Glen Powell: “Hangman”
Jon Hamm: Ammiraglio di Squadra Cyclone
Ed Harris: Contrammiraglio Cole

LA RECENSIONE

Tom Cruise, faro dell’operazione tra nostalgia e modernità

Joseph Kosinski ha vinto la sua scommessa. Sulle spalle del regista statunitense, che ha già diretto Tom Cruise nello sci-fi “Oblivion”(2013), gravavano delle aspettative altissime, tipiche di quando ci si accinge a “rimettere mano” ad un cult apparentemente intoccabile come “Top Gun”, ma la prova è stata superata a pieni voti. “Top Gun: Maverick” è uno dei pochissimi sequel riusciti alla grande grazie a vari elementi che hanno trovato un sentiero comune, un mix di nostalgia e modernità che ha prodotto una pellicola legata inesorabilmente alla prima ma che può permettersi di brillare anche di luce propria. Il faro dell’operazione è naturalmente lui, Tom Cruise, che ormai ci ha fatto palesemente capire di aver scoperto la fonte dell’eterna giovinezza. Rivederlo nei panni di Maverick provoca emozioni inspiegabili, anche perché lo smalto, la grinta, l’eroismo, la vena ironica e anche romantica sono rimaste intatte. 

tom cruise top gun

Con lui ci sono il premio Oscar Jennifer Connelly, nei panni di Penny, madre single e proprietaria di un bar con cui Maverick aveva avuto una breve relazione (accennata nel primo capitolo) e che va a sopperire alla mancanza dell’iconica e indimenticabile Charlie/Kelly McGillis; le new entries Jon Hamm (Ammiraglio di Squadra Cyclone), Miles Teller (Rooster), Glen Powell (Hangman) e Ed Harris (Contrammiraglio Cole), tutti perfetti nei rispettivi ruoli e ben delineati rispetti al primo “Top Gun” dove alcuni personaggi rimanevano satelliti dei protagonisti. Teller e Powell sono irriconoscibili, raddoppiati nella stazza per prepararsi al film e strepitosi nell’alchimia con Cruise. Non stupirebbe se un terzo capitolo fosse incentrato solo sulle loro avventure. Menzione a parte per Val Kilmer, che rivedremo nel ruolo di “Iceman” ma preferiamo non anticiparvi nulla sulla sua scena per non rovinarvi la sorpresa e l’emozione.

Un comparto tecnico da brividi

Il comparto tecnico è letteralmente impressionante. Partendo da un budget di circa 150 milioni di dollari (tra i produttori c’è lo stesso Cruise), Kosinski si è potuto sbizzarrire attingendo stralci cult dal film capostipite (vedi la corsa in moto, i tramonti arancioni, la partita a beach volley patinata e a torso nudo, che qui diventa di beach soccer) mixandole alle scene d’azione degne di un kolossal di guerra, soprattutto nell’ultima mezz’ora, non tralasciando la parte “sentimentale”, mai mielosa e che resta amabilmente sullo sfondo lasciando in primo piano il pathos e le adrenaliniche acrobazie aeree. Tutti pezzi che compongono un mosaico da dieci e lode con l’eccezionale fotografia di Claudio Miranda; gli effetti speciali al fulmicotone di Shane Dzicek e Pete Kelley; il surreale montaggio curato a quattro mani da Eddie Hamilton e Chris Lebenzon e le magnifiche musiche composte dal trio delle meraviglie formato da Harold Faltermeyer, Hans Zimmer e Lorne Balfe. Proprio la colonna sonora era uno dei pilastri del primo film e c’è da dire che lo è anche per questo sequel, dove spiccano i brani “I Ain’t Worried” dei OneRepublic e la bellissima “Hold My Hand” della fantastica Lady Gaga, oltre al “recupero” della straordinaria “Danger Zone”, di Kenny Loggins. La pignoleria ci porterebbe a dire che la sceneggiatura (scritta da Ehren Kruger, Christopher McQuarrie e Eric Warren Singer) poteva essere più “introspettiva” e meno autoreferenziale, evitare le decine di frasi “ad effetto” stile anni ’90 ma in 131 minuti di puro intrattenimento visivo di tutto ciò se ne fa ampiamente a meno.

Il voto di Cinefily

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