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Frankenstein è l’attesissimo horror gotico diretto da Guillermo del Toro, regista visionario premio Oscar per La forma dell’acqua. Il film, prodotto da Netflix e distribuito in Italia da Lucky Red è ispirato al romanzo di Mary Shelley, Frankenstein ed è una reinterpretazione intensa e visivamente sontuosa del mito della Creatura, in cui del Toro esplora i temi dell’abbandono, della solitudine e della sete di amore attraverso la sua inconfondibile estetica barocca. Noi l’abbiamo visto per voi e vi diciamo cosa ne pensiamo.

LA TRAMA

La Creatura di Victor Frankenstein

La pellicola è incentrata su uno scienziato brillante ma egocentrico, Victor Frankenstein, che dà vita a una creatura mostruosa attraverso un esperimento. L’atto di creazione scatena una spirale di tragica conseguenza per entrambi, esplorando il dolore, la solitudine, la vendetta e le responsabilità della creazione. La storia segue il doppio binario della fuga di Victor dalle sue responsabilità e la dura realtà affrontata dalla Creatura, che cerca amore e comprensione.

INFO & CAST
Anno 2025
Durata 149 min
Regia Guillermo del Toro

Cast
Oscar Isaac: Victor Frankenstein
Jacob Elordi: La Creatura
Mia Goth: Elizabeth Lavenza
Christoph Waltz: Henrich Harlander
Charles Dance: Leopold Frankenstein

LA RECENSIONE

La rinascita del mito: Del Toro e Shelley

Quella di Guillermo del Toro è un’altra delle sue opere gotiche e struggenti. Il regista firma una rilettura profondamente personale del romanzo di Mary Shelley, trasformando Frankenstein in un dramma, appunto, gotico sull’identità, la solitudine e il desiderio di riconoscimento. Ambientato tra i ghiacci artici e le ombre barocche del laboratorio di Victor Frankenstein, il film abbandona l’horror puro per abbracciare una narrazione intima e romantica, dove il rapporto tra creatore e creatura diventa una metafora potente del legame padre-figlio. Oscar Isaac interpreta Victor Frankenstein con una intensità febbrile. Il suo scienziato è un uomo divorato dall’ambizione, ma anche dalla paura di ciò che ha generato. Isaac costruisce un personaggio stratificato, che alterna momenti di delirio visionario a silenzi carichi di rimorso. La sua performance è un equilibrio perfetto tra razionalità scientifica e fragilità emotiva, rendendo Victor non un villain, ma un uomo tragicamente umano.

Jacob Elordi è la rivelazione del film. Forse già saprete che per incarnare la Creatura, ha indossato oltre 42 protesi, trasformandosi fisicamente in un essere imponente e vulnerabile. Ma è la sua espressività a colpire: con pochi dialoghi, Elordi comunica dolore, desiderio di appartenenza e rabbia repressa. La sua interpretazione è corporea, viscerale, e riesce a rendere la Creatura un simbolo dell’umanità ferita. Ogni suo sguardo è una supplica, ogni movimento un grido silenzioso.

La bellezza della fotografia e delle scenografie da Oscar

La fotografia di Dan Laustsen è un trionfo di chiaroscuri. I toni freddi dei paesaggi artici si alternano alle luci calde e inquietanti del laboratorio, creando un contrasto visivo che riflette il dualismo tra scienza e natura, tra vita e morte. La scenografia di Tamara Deverell è sontuosa: il laboratorio è un tempio decadente, pieno di strumenti alchemici e reliquie anatomiche, mentre gli esterni evocano un mondo ostile e sublime. Ogni ambiente è costruito con una cura maniacale, contribuendo alla densità emotiva del racconto, e meriterebbe realmente un Oscar.

Il montaggio, fluido ma mai frenetico, accompagna lo spettatore in un crescendo emotivo. Del Toro sceglie di dilatare i tempi nei momenti chiave, lasciando che la tensione si accumuli lentamente. Le scene di creazione e risveglio della Creatura sono montate con precisione chirurgica, alternando dettagli anatomici e sguardi carichi di significato. Il ritmo è contemplativo, ma mai statico, infatti ogni sequenza è una tessera di un mosaico tragico.

La colonna sonora è l’anima del film

Il leggendario Alexandre Desplat firma una colonna sonora che è pura poesia. I suoi temi orchestrali accompagnano la narrazione con discrezione e potenza, alternando motivi struggenti a dissonanze inquietanti. La musica diventa voce della Creatura, amplificando il suo dolore e la sua meraviglia. In particolare, il tema principale, costruito su archi e pianoforte, è una melodia che resta impressa, evocando il senso di perdita e speranza che permea l’intero film.
In conclusione, Frankenstein è molto più di un adattamento. E’ una dichiarazione d’amore al cinema, alla letteratura e all’umanità imperfetta. Jacob Elordi e Oscar Isaac offrono due interpretazioni memorabili, mentre ogni elemento tecnico contribuisce a creare un’opera che emoziona, inquieta e fa riflettere. Un film che, come la Creatura, pulsa di vita propria e che speriamo convinca anche l’Academy.

Il voto di Cinefily

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