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43 film, una bacheca pieni di premi importantissimi e ancora tantissimo da raccontare. Francesco Di Leva si è fatto spazio nel cinema italiano passo dopo passo, diventando da outsider a uno degli attori più ricercati del nostro cinema. E’ la prova che la sostanza può ancora trionfare.

A 47 anni, Francesco Di Leva è uno di quegli attori che non hanno bisogno di clamore per imporsi. Non urla, non sgomita, non cerca riflettori. Eppure, ha girato decine di film con i più grandi registi italiani e internazionali (circa 43 partendo da La donna lupo di Aurelio Grimaldi, del 1999 fino a 40 secondi di Vincenzo Alfieri, in uscita il prossimo novembre), calcato i palcoscenici più importanti, fondato un teatro, vinto premi prestigiosi come il David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Biraghi, e costruito una carriera che oggi rappresenta uno dei percorsi più autentici e intensi del cinema e del teatro italiani.

Una filmografia sterminata e coerente

Di Leva debutta nel 1999 con La donna lupo, e da lì non si ferma più. La sua filmografia è un viaggio nel cinema d’autore e popolare, con titoli come Una vita tranquilla, Il sindaco del Rione Sanità, Nostalgia, Ti mangio il cuore, Il buco in testa e moltissimi altri. Non si limita a recitare e, infatti, nel 2022 debutta anche come sceneggiatore e protagonista con La cura, segno di una maturità artistica che va oltre l’interpretazione.

Ha lavorato con registi come Mario Martone, Aurelio Grimaldi, Roberto Andò, Francesco Patierno, Claudio Cupellini e ha saputo portare sullo schermo personaggi complessi, spesso legati alla sua Napoli, alla sua terra, alle sue radici. Il suo stile è asciutto, potente, mai sopra le righe. Un outsider, sì, ma con una coerenza rara. Pochi giorni fa, lo abbiamo visto all’82ª Mostra del Cinema di Venezia con il film Una cosa vicina, di cui è uno dei doppiatori principali insieme al figlio Mario Di Leva. Si tratta di un intenso documentario diretto da Loris Giuseppe Nese, presentato alle Giornate degli Autori – Notti Veneziane ed esplora la memoria familiare e il trauma personale attraverso una narrazione frammentata e visivamente ricca, che mescola materiali d’archivio e VHS, animazioni e stop motion e interviste intime con i familiari. La storia ruota attorno a un bambino cresciuto negli anni ’90, segnato da lutti prematuri e dal peso del cognome in una città dove la violenza sembra inevitabile. Da adulto, il protagonista usa il cinema per ricostruire la propria identità e affrontare il passato.

Il teatro come missione sociale

Francesco Di Leva non è solo cinema. È anche teatro, e non uno qualsiasi. È il fondatore del NEST (Napoli Est Teatro), un teatro nato in una palestra abbandonata nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Il NEST è diventato un presidio culturale, un luogo di rinascita per una periferia dimenticata. Qui Di Leva ha portato spettacoli come Miseria e nobiltà e La festa di Piedigrotta, ha formato giovani, ha costruito comunità. Il suo approccio al teatro è pratico, vissuto, lontano dalle accademie. Ha studiato con maestri che gli hanno insegnato cos’è la recitazione pura, ma prima ancora ha imparato sul campo, tra sacrifici e prove, tra palchi improvvisati e pubblico difficile.

Premi e riconoscimenti: il trionfo della costanza

Nonostante la sua riservatezza, i premi non sono mancati. Nel 2011 è candidato al David di Donatello per Una vita tranquilla, di Cupellini, e vince il Premio Guglielmo Biraghi. Nel 2019 riceve il Pasinetti speciale per Il sindaco del Rione Sanità, di Mario Martone. Nel 2023 vince il David come Miglior attore non protagonista per Nostalgia, sempre diretto da Martone; il Ciak d’Oro ancora per Nostalgia e Ti Mangio il cuore, di Pippo Mezzapesa, nel 2023 e nel 2024 per Familia, di Francesco Costabile e il treno dei bambini, di Cristina Comencini. Nel 2025 riconquista David e Nastro per Familia. Sono tutti riconoscimenti estremamente importanti che arrivano senza clamore, ma con il peso della qualità. Di Leva non è un volto da copertina, ma è una presenza costante, solida, che il pubblico e la critica hanno imparato finalmente a rispettare.

La famiglia: il cuore dietro le quinte di un protagonista silenzioso

Dietro l’attore c’è l’uomo. Francesco Di Leva è sposato con Carmela Esposito, lontana dal mondo dello spettacolo ma vicina a lui nel progetto del NEST. Hanno due figli, Mario e Morena. Mario, oggi attore emergente, ha già condiviso il set con il padre, in un passaggio di testimone che racconta molto più di mille interviste. Di Leva è un padre presente, affettuoso, che condivide momenti quotidiani sui social, ma senza ostentazione. La famiglia è il suo rifugio, il suo motore, la sua bussola. Francesco Di Leva è l’esempio di come si possa costruire una carriera straordinaria senza gridare. Con impegno, talento, dedizione. Ha fatto gavetta, ha scelto ruoli difficili, ha investito nel teatro, ha creduto nella cultura come strumento di riscatto. Eppure, non se ne parla abbastanza. Forse perché non fa scandalo. Forse perché non cerca visibilità. Ma proprio per questo, la sua storia merita di essere raccontata, perché è quella di un uomo che ha vinto tutto, restando sé stesso. E in un mondo che premia spesso l’apparenza, Di Leva è la prova che la sostanza può ancora trionfare.

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