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Nel cuore della notte eterna, dove il tempo si piega al dolore e l’amore sfida la morte, Luc Besson ci conduce in un viaggio gotico e struggente con Dracula: L’amore perduto. Ambientato tra le ombre del XV secolo e la luce decadente della Belle Époque parigina, il film racconta la tragica metamorfosi del principe Vladimir in Dracula, condannato all’immortalità dopo aver perso la sua amata Elisabeta. Secoli dopo, il volto di Mina riaccende in lui il tormento e la speranza: è davvero una reincarnazione o solo un crudele scherzo del destino?
Con una regia visionaria e una narrazione che intreccia orrore e romanticismo, Besson esplora il lato più umano del vampiro: non il mostro assetato di sangue, ma l’uomo spezzato dall’amore. Caleb Landry Jones incarna un Dracula fragile e intenso, mentre Zoë Bleu Sidel, Christoph Waltz e Matilda De Angelis completano un cast internazionale che dà vita a un racconto di passione, fede e redenzione. Noi l’abbiamo visto in anteprima per voi (sarà nelle sale dal 29 ottobre) e vi diciamo cosa ne pensiamo.

LA TRAMA

L'amore immortale di Vlad per Elisabeta

Nel crepuscolo di un’epoca segnata da guerre e superstizioni, il principe Vlad di Valacchia perde la sua amata Elisabeta in circostanze tragiche. Devastato dal dolore e tradito dalla fede, Vlad rinnega Dio e abbraccia l’oscurità, trasformandosi nel leggendario conte Dracula: un essere immortale condannato a nutrirsi di sangue e a vivere nell’ombra. Secoli dopo, nella Parigi del 1899, Dracula conduce un’esistenza solitaria e decadente, tormentato dai ricordi e dalla colpa. Quando incontra Mina, una giovane donna che somiglia in modo inquietante a Elisabeta, la sua sete di vendetta lascia spazio a una nuova speranza. Ma l’amore, per un’anima dannata, è una lama a doppio taglio.

INFO & CAST
Anno 2025
Durata 129 min
Regia Luc Besson

Cast
Caleb Landry Jones: Vlad II/Conte Dracula
Matilda De Angelis: Maria
Cristoph Waltz: Prete
Zoe Bleu: Elisabeta/Mina
Ewens Abid: Jonathan

LA RECENSIONE

Dracula come tragedia romantica

Con Dracula – L’amore perduto, Luc Besson abbandona le atmosfere adrenaliniche che lo hanno reso celebre per abbracciare una narrazione più intima e tragica. Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2025, si distacca dalle classiche rappresentazioni horror del conte Dracula per restituirgli una dimensione profondamente umana. Il grande regista francese costruisce un melodramma gotico che si muove tra la Transilvania del XV secolo e una Parigi contemporanea, dove il tempo non è più lineare ma circolare, e l’amore diventa maledizione.

Caleb Landry Jones interpreta Vladimir, il principe che diventa Dracula, con una sensibilità sorprendente. Il suo personaggio non è un predatore, ma un uomo spezzato dal dolore per la perdita di Elisabeta (bravissima Zoë Bleu Sidel). L’attore incarna la metamorfosi con una fisicità nervosa e uno sguardo che alterna dolcezza e abisso. La sua voce, roca e spezzata, sembra portare il peso dei secoli. Besson lo dirige con attenzione, lasciandogli spazio per esplorare le sfumature del lutto e della redenzione. Il suo Dracula non è un mostro, ma un’anima condannata a ricordare. Strizzando l’occhio a Copppola (anche se il regista ha detto di non essersi ispirato al suo Dracula ma bensì a La Bella e la Bestia), Besson centra il bersaglio e lo fa con maestria e grande coraggio.

Matilda De Angelis e Christoph Waltz, il sacro e il diabolico

Matilda De Angelis è Maria, la giovane donna che – morsa da Dracula –  si rivela un ottimo tramite per ritrovare Elisabeta. La sua interpretazione è fortissima, divertente e inquietante allo stesso tempo. L’attrice riesce a dare corpo a un personaggio che vive tra due epoche, tra sogno e realtà. Il suo volto, spesso in primo piano, diventa il centro emotivo del film. La chimica con Jones è palpabile, ma mai forzata: ogni sguardo, ogni esitazione, costruisce un legame che va oltre la narrazione. Il suo lavoro con Besson, che lei stessa ha definito “un sogno realizzato”, si traduce in una performance intensa, sincera e conferma il fatto che ormai la nostra De Angelis è sempre più proiettata verso un immenso successo internazionale. Il grandissimo Christoph Waltz interpreta un sacerdote enigmatico, figura che sostituisce il canonico Van Helsing. Il suo personaggio non combatte il vampiro con croci e paletti (almeno non inizialmente), ma con parole e compassione. Waltz porta in scena una spiritualità ambigua, fatta di silenzi e interrogativi. La sua presenza scenica è magnetica: ogni battuta è cesellata, ogni gesto ha un peso e Besson gli affida anche parole da humour nero. Il suo confronto con Dracula è uno dei momenti più potenti del film, dove il dialogo si fa confessione e il conflitto diventa riflessione sull’anima e sul perdono.

Un’estetica sospesa tra fiaba e dannazione

Visivamente, Dracula – L’amore perduto è un’opera sontuosa. La fotografia di Colin Wandersman e le musiche di Danny Elfman costruiscono un mondo sospeso, dove il gotico incontra il lirismo. I costumi di Corinne Bruand e le scenografie di Hugues Tissandier contribuiscono a creare un’atmosfera che ricorda più un sogno che un racconto horror. Besson gioca con la luce e l’ombra, con il tempo e la memoria, per raccontare una storia che è prima di tutto una meditazione sull’amore e sulla perdita, fatta di gargoyle, castelli innevati e un Dracula per il quale, a un certo punto, facciamo anche il tifo.
Luc Besson, autore anche della sceneggiatura, firma una delle sue opere più personali, dove il mito viene spogliato dell’orrore per essere rivestito di malinconia. È un Dracula che non fa paura, ma che commuove. Un Dracula che non cerca sangue, ma redenzione. Un Dracula, forse, per il nostro tempo, aperto a mille interpretazioni e decisamente godibile.

Il voto di Cinefily

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