La resa dei conti è arrivata. “Mission: Impossible – The Final Reckoning” è co-sceneggiato, diretto e co-prodotto da Christopher McQuarrie. La pellicola è il sequel di “Mission: Impossible – Dead Reckoning” (2023) e l’ottavo e ultimo film della serie di Mission: Impossible. Il film è stato presentato in anteprima assoluta fuori concorso il 14 maggio 2025 al 78º Festival di Cannes e gli straordinari protagonisti sono sempre quel pazzo di Tom Cruise nei panni dell’agente dell’IMF Ethan Hunt e Ving Rhames, Simon Pegg, Vanessa Kirby, Henry Czerny e Frederick Schmidt. Noi l’abbiamo appena visto e questa è la nostra recensione senza spoiler.
LA TRAMA
Ethan contro l'Entità
Ethan e il suo team, stavolta, devono rintracciare due chiavi che sbloccano un potente sistema di intelligenza artificiale, capace di causare disastri a livello mondiale, dai sabotaggi dei circuiti bancari internazionali al caos delle reti elettriche. A sfidarli in questa pericolosa corsa c’è Gabriel (Esai Morales), un misterioso individuo legato al passato di Ethan, anche lui alla ricerca delle chiavi. Una resa dei conti mozzafiato e acrobatica attraverso i continenti che culmina tra un treno in corsa e un aereo in volo.
INFO & CAST
Durata 170 min
Regia Christopher McQuarrie
Cast
Tom Cruise: Ethan Hunt
Hayley Atwell: Grace
Ving Rhames: Luther Stickell
Esai Morales: Gabriel
Pom Klementieff: Paris
LA RECENSIONE
Grande spettacolo visivo ma la sceneggiatura lascia a desiderare
Era il 1996 quando Tom Cruise, diretto da Brian De Palma, invadeva le sale col primo “Mission: Impossible”, film che portava sul grande schermo la bellissima serie tv degli anni ’60. Da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti e Hunt è diventato un vero e proprio simbolo dei film d’azione, un’icona spericolata, vulnerabile, coraggiosa, sensibile e cazzuta. Al saga è passata poi nelle mani di John Woo, J.J. Abrams, Brad Bird e, infine, Christopher McQuarrie, voluto proprio da Tom Cruise a partire dal 2015 quando hanno portato al cinema “Rogue Nation”. Il regista ha subito saputo dare la sua impronta alla saga, rendendola più complessa, con trame intricate ed elaborate e con una miriade di personaggi che hanno creato una vera a propria community. Cruise, invece, ha fatto veramente di tutto, dal lanciarsi dappertutto, scalare grattacieli, guidare elicotteri tra le montagne e saltare da una scogliera in sella a una moto. Anche in quest’ultimo capitolo le idee sono grandiose, ma manca il mordente dei film precedenti, forse perché la minaccia invisibile appiattisce un po’ il racconto e le spiegazioni e i flashback iniziali annoiano un po’ lo spettatore che conosce già la saga.
La lotta contemporanea tra l'uomo e l'intelligenza artificiale
Tom Cruise offre sempre una performance intensa e fisica, cimentandosi in stunt spettacolari in diverse parti del mondo, tra sottomarini (bellissima la sequenza del Sevastopol dove si nasconde il codice sorgente) in panne e salti su biplani colorati, non perde un colpo e davvero non sappiamo come faccia a 62 anni a dimostrarne sempre 40 o anche meno. Pom Klementieff è nei panni di Paris, una sorta di nemesi dello stesso Ethan, con una presenza scenica potente, ma il suo personaggio rimane poco sviluppato, così come quello di Gabriel, antagonista principale, interpretato da Esai Morales, che non raggiunge la profondità di villain precedenti. Più riusciti, invece sono quelli di Grace (Hayley Atwell) e Luther Stickell (Ving Rhames) mentre Angela Bassett riprende il ruolo di Erica Sloane, ora presidente degli Stati Uniti, ma la sua presenza è molto limitata. La sceneggiatura – scritta da McQuarrie e Erik Jendresen – sviluppa bene la lotta tra l’uomo e l’Entità, tra la manipolazione digitale e l’unico uomo che può salvare il mondo, anche se la trama (alquanto intricata, non mollate, resistete!) alla fine cede il passo alla spettacolarità visiva, soprattutto nella seconda parte.
IN CONCLUSIONE
In 170 minuti, come al solito, tutte le acrobazie di Cruise diventano credibili, grazie anche agli effetti speciali sempre straordinari di Neil Corbould, Alex Wuttke, Simone Coco e Jeff Sutherland, accompagnate dalle musiche martellanti e fenomenali di Max Aruj e Alfie Godfrey. Con le scenografie, poi, Gary Freeman, Phil Sims e Raffaella Giovannetti si sono davvero superati ma il grosso del lavoro è stato fatto, come al solito, da Eddie Hamilton al montaggio (dategli un Oscar ora) e dal direttore della fotografia Fraser Taggart, praticamente un genio messo al servizio di McQuarrie e Cruise e che riesce a regalarci delle immagini mozzafiato, in un gran finale che ci emoziona e ci fa addirittura commuovere. In conclusione, "Mission: Impossible – The Final Reckoning" completa la saga con una miscela di azione spettacolare e riflessioni sul futuro tecnologico. Nonostante alcuni difetti nella trama e nello sviluppo dei personaggi, la pellicola offre momenti di grande cinema d'azione, consolidando l'eredità della serie e regalandoci un addio degno della sua fama. Ma poi, sarà davvero la fine?
Il voto di Cinefily