“Babygirl” è l’atteso thriller erotico scritto, diretto e co-prodotto da Halina Reijn. È interpretato da Nicole Kidman, Harris Dickinson, Sophie Wilde e Antonio Banderas. Il film ha debuttato il 30 agosto 2024 all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove la Kidman ha vinto la Coppa Volpi come Migliore attrice. E’ stata nominata anche ai Golden Globe come Migliore attrice in un film drammatico. Già dai pochi minuti del trailer non vediamo l’ora che esca nelle sale perché se sentiremo parlare anche ai prossimi Oscar.
LA TRAMA
Il gioco di potere tra Romy e Samuel
Il film racconta le vicende di Romy (Nicole Kidman), una potente donna d’affari, CEO di una prestigiosa azienda, sposata con un regista (Antonio Banderas), interpretata da Nicole Kidman, che decide di mettere a repentaglio la sua vita professionale e personale, per un’infatuazione che si trasforma in qualcosa di più.
INFO & CAST
Durata 114 min
Regia Halina Reijn
Cast
Nicole Kidman: Romy Mathis
Harris Dickinson: Samuel
Antonio Banderas: Jacob Mathis
Sophie Wilde: Esmé
Esther McGregor: Isabel Mathis
LA RECENSIONE
Nicole Kidman si mette alla prova ma con troppi déjà vu
La regista (e sceneggiatrice) olandese Halina Reijn ha montato tutto questo progetto attorno alla figura di Nicole Kidman. Il premio Oscar non ha potuto non accettare il ruolo di Romy Mathis perché fatto di mille sfaccettature, zone d’ombra e aspetti mai sperimentati nella sua lunga carriera, con una splendida parentesi rappresentata da “Eyes Wide Shut”, ma “Babygirl” è decisamente su un altro livello. E con questo vogliamo dire che ok, sceneggiatura, fotografia, montaggio, Kidman e Harris Dickinson (nei panni dello stagista Samuel) funzionano alla grande, ma la tematica e addirittura alcune scene sono un déjà vu enorme e potevano far benissimo parte di un qualsiasi film su Netflix, di quelli che arrivano subito al primo posto nella classifica mondiale dei più visti perché sono semplicemente presentati come thriller erotici.
Un conflitto interiore che passa per l'umiliazione, il tradimento, l'appagamento e (forse) la redenzione
Romy ha tutto ma le manca la soddisfazione sessuale, che col marito Banderas è monca, tanto da indurla a masturbarsi guardando un film porno subito dopo l’amplesso nella scena iniziale. Tutto parte da lì, fino all’arrivo poi del bel Samuel nella sua azienda che farà partire un gioco di potere, ci chi è controllato e chi controlla, di sesso in ascensore, latte leccato in un piattino come un gatto o un cane, umiliazione, baci saffici, tradimenti, repressione, redenzione e (forse) pentimento. L’appagamento sessuale della protagonista passa per tutti questi step e in 114 minuti assistiamo al suo conflitto interiore, giocato sull’andare oltre i propri limiti o rimanere a casa con suo marito e parlare chiaramente dei loro problemi (cosa che accadrà con effetto dirompente). Intrappolati in questa dimensione, gli spettatori più curiosi rimarranno delusi se si aspettano scene soft porn perché non ci son, o meglio, non quanto ci si aspettava. La stessa Kidman, in un’intervista, disse: “il film parla di sesso, desiderio, segreti di matrimonio, dei nostri pensieri intimi, di verità, potere e consenso, ma è soprattutto la storia di una donna, spero liberatoria, vista attraverso il suo sguardo. Nel film non si da un giudizio, ogni spettatore darà la propria interpretazione”. E a fine proiezione, la sensazione è quella di aver assistito ad un mix di “Attrazione fatale” al contrario, “9 settimane e ½”, “Cinquanta sfumature di grigio” e “Il ragazzo della porta accanto” con Jennifer Lopez (alcune scene sono davvero simili).
La Kidman premiata a Venezia, nominata ai Golden Globe ma snobbata agli Oscar
Nicole Kidman, per il ruolo di Romy, ha portato a casa la Coppa Volpi al Festival di Venezia e una nomination ai Golden Globe, più altri premi in giro per il mondo. L’Academy, invece, ha deciso di snobbarla mentre al botteghino mondiale la pellicola ha incassato, attualmente, 47.4 milioni di dollari. La critica specializzata l’ha definito più divertente che trasgressivo, proprio perché non avvertiamo nessun valore aggiunto a film che trattano la stessa tematica ma che si sono spinti decisamente ben oltre o che, comunque, offrivano una prospettiva inedita, seppure minima, una variazione che scuoteva gli animi più pruriginosi e riusciva a soddisfare il voyeurismo cinefilo. Noi, invece, ci fermiamo a due stelle su cinque.
Il voto di Cinefily